Intesa sosterrà la transizione

Casellati: "La svolta elettrica rischia di produrre danni"

Intesa sosterrà la transizione

Il sistema bancario e la mobilità che cambia, una rivoluzione dettata dalle esigenze ambientali e dalla crescente innovazione che tocca da vicino le filiere produttive. Aziende che per rimanere competitive devono essere sostenute negli investimenti in ricerca, sviluppo e capitale umano. Non è un caso che «oltre il 90% della filiera automobilistica è costituita da Pmi», come ha ricordato Mauro Micillo (nella foto), chief della divisione Imi Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo, nell'incontro che il gruppo guidato da Carlo Messina ha organizzato con le associazioni della filiera (Paolo Scudieri per Anfia e Roberto Vavassori per Clepa), insieme ad AlixPartners (Dario Duse) Stellantis (Virgilio Cerutti), Omr (Marco Bonometti) ed EuroGroup Laminations (Marco Arduini).

«I piani di consolidamento e sviluppo della filiera - ha spiegato Micillo - necessitano di un dialogo costruttivo fra le imprese e le istituzioni, allo scopo di sostenere un programma di rilancio strategico e di lungo termine, focalizzato su sostenibilità, innovazione di prodotto e crescia dimensionale».

L'evento si è svolto all'indomani dell'accordo, raggiunto in sede di Consiglio Ue, che porterà la mobilità al «tutto elettrico» dal 2035, salvo se nel 2026 si sarà riusciti ad azzerare le emissioni di CO2 dei bio-carburanti e di quelli sintetici. Intesa Sanpaolo ha presentato un'indagine condotta su 126 imprese della filiera con un fatturato complessivo di 15 miliardi: realtà che mostrano una buona diversificazione produttiva e un'elevata propensione a innovare. La filiera resta però estremamente frammentata, «e per affrontare la trasformazione epocale - secondo la banca - è inevitabile una revisione del modello di business tradizionale».

«La transizione non sarà un passaggio indolore - avverte Fabio Matti, responsabile Industry Automotive&Industrials (divisione Imi Corporate & Investment Banking) - il comparto è entrato in una fase di trasformazione che ne cambierà la fisionomia». Altro aspetto da non sottovalutare è l'estrema dipendenza da player asiatici, almeno per i prossimi 3-4 anni, nella fornitura di batterie. Secondo l'imprenditore Bonometti, il pericolo per l'Europa è di perdere, nei prossimi anni, 6 milioni di veicoli: «Una progressiva deindustrializzazione a beneficio di altre aree mondiali, come Cina e Usa».

Timori su una migrazione all'auto elettrica mal gestita arrivano anche dalla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, in un intervento su Formiche: «Servono scelte sostenibili sul piano ambientale ed economico, o si rischia una rivoluzione

irrealizzabile, o peggio ancora, dannosa. Se questo passaggio secco all'elettrico rischia di trovare l'Europa - e l'Italia in particolare - impreparata, non è forse il caso di puntare su forme graduali e miste di transizione?».

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