Presidente Antonio Patuelli, il risparmio degli italiani ha raggiunto l'astronomica cifra di 5.700 miliardi. Pur non essendo i più parsimoniosi al mondo, non v'è però dubbio che siamo tra i maggiori cultori del risparmio. Dove nasce questa cultura?
«Penso che tragga origine da una tradizione di povertà, da un bisogno di accumulo che restituiva sicurezza. Non dimentichiamo che l'Italia è arrivata penultima in Europa all'unificazione nazionale, poco prima della Germania. Alla fine del 1800 era soprannominata la grande proletaria».
Che cosa c'è, secondo lei, dietro la decisione di Unicredit di acquisire il controllo di Commerzbank? Il desiderio di disporre masse sempre maggiori di risparmio? Bastano le dichiarazioni ufficiali a spiegare questo salto?
«Siamo di fronte ad attività economico-finanziarie che sono finalizzate a cercare di ottenere più risparmi di costi, più solidità patrimoniale, più benessere per i dipendenti e più prospettive di redditività. Questa è una fase di maggiore accelerazione del mercato bancario. Le banche italiane in media, alcune soprattutto, si sono rafforzate e quindi si affacciano nel contesto europeo da potenziali acquirenti. Ma non è una novità, solo una accelerazione del sistema italiano nel contesto europeo».
Di fronte al tentativo di costruire un terzo polo bancario fra Bpm, Mps e Anima con la partecipazione attiva del governo la sua reazione non è stata di entusiasmo.
«La mia opinione è stampata nel libro La difficile arte del banchiere di Luigi Einaudi: in sostanza, è il mercato che definisce il numero delle banche e la loro dimensione».
Il mercato però è fatto dalle scelte degli uomini.
«Sicuramente non dalla politica. Sono gli azionisti, gli amministratori delle singole banche sotto la vigilanza di autorità come la Bce, Consob e Antitrust che fanno il mercato».
La politica ha però un potere di veto. Altrimenti perché parlare di golden power?
«Su questo punto preferisco non rispondere».
Il processo di concentrazione in atto sembra inarrestabile. Siamo dunque di fronte al tramonto delle casse e della banche territoriali?
«No. Le banche sono di ogni tipologia e, di conseguenza, competono soprattutto per qualità. Il numero di banche in Italia è il più basso in rapporto agli abitanti. Abbiamo 58 milioni di abitanti in questo momento e 100 fra gruppi bancari e banche indipendenti, più l'aggregazione delle Raiffeisen altoatesine. In Europa la media è più alta. L'Italia è all'avanguardia nei processi di aggregazione ma le stesse autorità prescrivono che ci debba essere la concorrenza bancaria, non solo nel mercato nazionale ma nei singoli mercati provinciali».
Il suo giudizio sul sistema delle criptovalute?
«Non è un sistema. Le pubbliche autorità diffidano da usarle per ragioni di rischi di riciclaggio e di speculazione elevata. Tuttavia c'è un cantiere che sta avanzando ed è quello dell'euro digitale che sarà la terza forma di espressione della medesima moneta. Questa è la prospettiva per gli onesti».
Teme ripercussioni sul sistema con il ritorno di Trump alla Casa Bianca?
«Prevedo una maggiore competizione economica fra le due sponde dell'Atlantico».
Che cosa le suggeriscono i progressi tecnologici che stanno sconvolgendo il mondo? Timori o aspettative?
«Anzitutto curiosità. L'intelligenza artificiale non è l'ultima delle conquiste, l'opinione pubblica di fronte a ogni scoperta degli ultimi due secoli ha ritenuto che fosse la fine della storia. Abbiamo visto che non è così. L'importante è che le basi del diritto costituzionale e giuridico non cambino, anzi vengano implementate se possibile».
Il suo rapporto con la premier Giorgia Meloni?
«Istituzionale e costruttivo come con i suoi predecessori».
Lei è considerato un grande estimatore di Luigi Einaudi. Che cosa apprezza maggiormente delle sue teorie?
«Il metodo di ragionamento destinato non solo ai più colti ma accessibile a tutti».
Nella disputa tra Croce ed Einaudi da che parte sta?
«Da tutte e due, in una sintesi: etica ed economia debbono essere coniugate. Posso confidarle una malignità?».
Prego, dica pure.
«Penso che molti di coloro che hanno gestito al peggio le banche loro affidate non abbiano mai aperto una pagina de La difficile arte del banchiere di Einaudi».
Come descriverebbe la sua vita
se oggi fosse chiamato a fare un bilancio?«Una vita di impegno intellettuale, civile, economico e sociale molto dedita al rafforzamento dei doveri e dei diritti di libertà civili, economiche e sociali per tutti».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.