La Commissione europea ieri ha definito «giustificata» l'apertura di una procedura per deficit eccessivo a carico di sette Stati dell'Eurozona: Belgio, Francia, Italia, Malta e Slovacchia. Migliorato il giudizio perché dallo «squilibrio macroeconomico eccessivo» dello scorso anno si passa a «squilibrio economico» Come l'Italia la Grecia. Non sono più in squilibrio Francia e Portogallo.
Trattandosi della prima applicazione del nuovo Patto di Stabilità e data la fase di transizione tra l'attuale esecutivo europeo e il prossimo, la procedura è un po' più soft. Non vi sono raccomandazioni specifiche per il nostro Paese (rinviate al prossimo autunno), ma una serie di annotazioni sulle politiche economiche da adottare. Domani, tuttavia, Bruxelles invierà al Tesoro la traiettoria da seguire per correggere il deficit e si aprirà una fase di discussione. Entro il 20 settembre Roma dovrà replicare con il piano fiscale di bilancio (una sorta di Def rafforzato) cui seguirà il Documento programmatico di bilancio (la manovra 2025 in tabelle) entro il 15 ottobre. Solo a novembre, pertanto, si avranno le raccomandazioni vere e proprie contenenti le prescrizioni per la correzione del bilancio.
«Lo sforzo di aggiustamento minimo dei conti pubblici annuale per i paesi sotto procedura per deficit eccessivo è dello 0,5% del Pil», ha spiegato il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni. In buona sostanza, anche se l'Italia opterà per una correzione del deficit settennale, lo sforzo dovrebbe aggirarsi sempre sugli 11/13 miliardi annui (stando al Pil stimato per l'anno prossimo) in quanto le spese escluse dal computo (interessi sul debito, finanziamento Pnrr) sono già in qualche misura salvaguardate.
Secondo, l'Ufficio parlamentare di Bilancio, l'Authority sui conti pubblici, questo dovrebbe tradursi in una manovra 2025 da 30-32 miliardi in quanto alla ventina di miliardi di spese programmate - soprattutto taglio del cuneo e riforma Irpef - bisognerà aggiungere la correzione. Il taglio del cuneo è «un must, un impegno inderogabile; è la prima cosa che dobbiamo assicurare e la confermeremo», ha assicurato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti aggiungendo che su tutto il resto la politica «sarà improntata al principio di selettività; è finito il tempo del finanziamento pubblico a fondo perduto».
Pur nella loro genericità i suggerimenti di Bruxelles all'Italia si possono sintetizzare secondo tre direttrici. La prima attiene alla riduzione del debito attraverso «ulteriori azioni» che, dal 137,3% nel 2023, si prevede in aumento al 138,6% e al 141,7% alla fine del 2024 e del 2025 (per effetto del Superbonus) con una preoccupante stima del 168% nel 2034. La seconda, conseguenza della prima, riguarda la politica fiscale: il taglio del cuneo «ha una portata limitata», mentre la flat tax sugli autonomi favorisce solo alcuni.
Si richiede poi il solito aggiornamento degli estimi catastali (irritata Confedilizia) e un contrasto duro all'evasione fiscale con annessa critica dei provvedimenti che danno sollievo ai contribuenti. Il terzo nucleo di priorità, infine, spazia dalla messa a terra in breve del Pnrr fino all'attrazione di manodopera qualificata per far fronte al calo demografico e l'eliminazione delle restrizioni alla concorrenza.
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