In termini assoluti l'Italia ha il record a livello di Unione Europea per l'Iva non riscossa.
A dirlo è uno studio pubblicato oggi dalla Commissione di Bruxelles, secondo cui il "divario dell'Iva" - cioè la differenza tra il gettito atteso e la somma effettivamente riscossa - si è attestato a 36 miliardi per l'Italia nel 2016, quasi un miliardo in più rispetto al 2015.
In termini nominali, nel 2016 l'Italia ha effettivamente riscosso 102,957 miliardi di Iva contro un gettito previsto di 138,945. Il "divario dell'Iva" per l'Italia nel 2016 ammonta a 35,988 miliardi, pari al 25,9%. In termini relativi, nell'Ue fanno peggio dell'Italia solo Romania (35,88%) e Grecia (29,22%).
Complessivamente, nel 2016 i paesi dell'Ue hanno perso quasi 150 miliardi di euro di entrate provenienti dall'Iva, ha spiegato la Commissione, sottolineando la necessità di una riforma dell'attuale sistema e di una maggiore cooperazione a livello europeo. "Una perdita di 150 miliardi di euro l'anno per i bilanci nazionali rimane inaccettabile, soprattutto quando 50 di questi miliardi finiscono nelle tasche di criminali, autori di frodi e probabilmente anche terroristi", ha detto il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici: "Un miglioramento sostanziale sarà possibile solo con l'adozione della riforma dell'Iva che abbiamo proposto un anno fa". A livello Ue, in termini nominali il divario dell'Iva è diminuito di 10,5 miliardi di euro nel 2016 passando a 147,1 miliardi di euro. Ma i risultati ottenuti dai singoli Stati membri variano in modo significativo.
In termini relativi, il divario dell'Iva è diminuito in 22 Stati membri, con i migliori risultati ottenuti da Bulgaria, Lettonia, Cipro e Paesi Bassi, in ciascuno dei quali si è registrato un calo di oltre 5 punti percentuali. Anche l'Italia ha registrato un calo, seppur limitato allo 0,23%. Il divario dell'Iva è invece aumentato in sei Stati membri: Romania, Finlandia, Regno Unito, Irlanda, Estonia e Francia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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