L’esdebitazione: ecco la procedura per liberarsi dai debiti

L’esdebitazione è una procedura in favore di persone e fisiche e piccole imprese non più in grado di fare fronte ai propri debiti. Come funziona e cosa c’è da sapere

L’esdebitazione: ecco la procedura per liberarsi dai debiti

L’esdebitazione è una procedura che permette ai soggetti sovra-indebitati di proporre un piano di rientro approvato da un Tribunale senza che i creditori possano impedire la procedura giacché se fosse stato possibile mediare con il creditore, il debitore non avrebbe fatto ricorso al Tribunale avvalendosi delle leggi dedicate. Un tema delicato affrontato con la Legge 3/2012 (detta “salva suicidi”) e poi aggiornato con il decreto Ristori (decreto Legge 137/2020)

Possono accedere all’esdebitazione personale i cittadini che non hanno partita Iva e che hanno contratto debiti per finalità non legate alla loro vita professionale e i piccoli imprenditori quali artigiani, commercianti, agricoltori e commercianti.

Sono di fatto le categorie che possono avvalersi della ristrutturazione dei rispettivi debiti, proponendo così un piano di rientro o, in alternativa, mettendo a loro disposizione il proprio patrimonio affinché venga spartito.

L’esdebitazione e i requisiti per ottenerla

Limitatamente alle persone fisiche, secondo l’articolo 14 della Legge 3 del 2012, l’esdebitazione può essere richiesta da chi non ha redditi o beni per sanare i propri debiti e questo anche in una prospettiva futura, definizione che per le norme vigenti può essere applicata a chi non ha reddito o ne ha uno talmente limitato da non consentire il proprio sostentamento o quello del proprio nucleo famigliare. Inoltre, il soggetto che la richiede deve essere “meritevole”, ovvero non deve trovarsi in difficoltà economiche a causa di responsabilità personali, non deve quindi avere scialacquato il proprio reddito o il proprio patrimonio e deve avere contratto i debiti in buona fede.

Con il tempo si sono aggiunti altri requisiti giacché l’esdebitazione permette al debitore, se non altro nei casi limite, di non sanare tutte le pretese dei creditori e di ripartire letteralmente da zero, libero da impegni finanziari nei confronti di terzi. Questo già da sé spiega perché si possa ricorrere all’esdebitazione cosidetta "a zero incassi", ovvero quella procedura che permette anche a chi non ha nulla da offrire, nemmeno in parte, di esdebitarsi, una solta volta nel corso della vita. Per le procedure di esdebitazione che prevedono un pagamento dei debiti ridotto, il limite è non averne già fatto ricorso per più di due volte.

Le nuove norme prevedono che, per i primi quattro anni, in seguito all’esdebitazione a zero incassi, la situazione economica del soggetto che ne ha usufruito venga monitorata dal giudice che l’ha concessa. Nel caso in cui il richiedente entrasse in possesso di denaro o beni sufficienti a coprire almeno il 10% dei debiti, questi verrebbero destinati a soddisfare le richieste dei creditori.

Va sottolineato che l’esdebitazione non copre i debiti alimentari (gli assegni di mantenimento per ex coniugi o figli) e alcuni debiti derivanti da sentenze giudiziarie. Tutti gli altri tipi di debiti possono rientrare nella procedura, inclusi quelli con il fisco. Inoltre, la procedura non è immediata, può richiedere tempi anche prossimi ai 5 anni prima di essere conclusa.

Come fare domanda

Per avviare una richiesta di esdebitazione occorre rivolgersi all’Organismo di composizione della crisi (Occ) di competenza (ce ne sono oltre 350) che preparerà una relazione da presentare al Tribunale di residenza del richiedente.

L’Occ esamina la documentazione di rito del richiedente, ovvero le ultime tre dichiarazioni dei redditi se disponibili, l’elenco delle sue entrate, dei suoi patrimoni e la lista dei creditori. A ciò va aggiunta la lista di eventuali atti di straordinaria amministrazione fatti dal richiedente nei cinque anni precedenti. Rientrano sotto questa voce mutui, eredità percepite o la riscossione di capitali il cui impiego deve essere certificato.

Quando l’Occ entra in possesso di tutta la documentazione utile, redige una relazione nella quale indica anche quali sono le cause che hanno portato il richiedente in uno stato di sovra-indebitamento e la presenta al giudice competente. L’Occ deve anche valutare la posizione dei creditori, tenendo conto delle verifiche fatte nei rapporti con il richiedente. Se, per esempio, un istituto finanziario avesse concesso un prestito al richiedente senza tenere conto della sua reale capacità di rimborsarlo, sarebbe quindi intervenuto nel causare l'indebitamento del soggetto richiedente. Un parere contrario dei creditori non è comunque elemento che il giudice prende in considerazione per non concedere l’esdebitazione.

La decisione del giudice

Il parere finale è emesso da un giudice il quale, avvalendosi dell’opinione preliminare dell’Occ, decreta l’esdebitazione del debitore sulla scorta della sua condizione economico-finanziaria e dell’assenza di sue responsabilità oggettive.

È competenza del giudice anche decidere con quali modalità il debitore deve presentare la dichiarazione annuale di eventuali redditi supplementari che possono essere destinati ai creditori. Questi ultimi hanno facoltà di opporsi alla decisione di esdebitazione entro 30 giorni e di partecipare a un contraddittorio.

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