L'"Espresso" a Iervolino. E "Repubblica" sciopera

Adesione massiccia alla protesta contro l'editore. Bfc Media: "Non faremo alcun licenziamento"

L'"Espresso" a Iervolino. E "Repubblica" sciopera

Il gruppo Gedi (controllato all'89,6% da Exor) ha accettato la lettera d'intenti per l'acquisizione del settimanale L'Espresso presentata da Blue Financial Communication (Bfc), quotata a Euronext Growth, e dalla Idi srl dell'imprenditore Danilo Iervolino, da poco più di due mesi patron della Salernitana Calcio. Immediata la proclamazione dello sciopero alla Repubblica (che oggi non è in edicola) con maggioranza bulgara (223 sì, 9 contrari e 6 astenuti con il vicedirettore Bonini che ha votato a favore), mentre La Stampa è in agitazione. Il quotidiano romano è nato nel 1976 da una costola del settimanale fondato nel 1955 da Arrigo Benedetti ed Eugenio Scalfari e «salvato» dal principe Carlo Caracciolo (cognato dell'avvocato Agnelli) dopo il disimpegno di Adriano Olivetti nel 1957.

«Abbiamo un'esclusiva per negoziare il closing entro 60-90 giorni» spiega al Giornale Iervolino che, come la controparte, non intende fornire la disclosure sul prezzo della transazione. «Sarà un progetto focalizzato sulla media tech - aggiunge - e almeno per i primi 12 mesi proseguirà l'abbinamento obbligatorio con la Repubblica». Iervolino sarà l'editore dell'Espresso: la società veicolo per l'acquisizione, L'Espresso Media srl, è partecipata al 49% da Idi e al 51% da Bfc di cui Iervolino ha annunciato l'acquisizione del 51% dalla lussemburghese Jd Farrods del fondatore Denis Masetti al prezzo unitario di 3,75 euro per una spesa di 6 milioni. L'imprenditore campano, dunque, avrà direttamente e indirettamente il 75% circa dell'Espresso (o anche di più in caso di massicce adesioni all'Opa obbligatoria su Bfc).

«L'Espresso continuerà a essere una voce critica, aperta e a dedicarsi alle grandi inchieste rappresentando la society 5.0, quella del metaverso, dell'inclusività e della tolleranza», rimarca Iervolino che, pur non avendo individuato ancora il nuovo direttore, assicura che intende mantenere i circa 20 giornalisti impiegati. E proprio per quei redattori che intendono battersi a Repubblica (votato anche un pacchetto di altri 3 giorni di sciopero) chiedendo un «salvagente» per i colleghi che volessero restare nel gruppo Gedi mantenendo anche la retribuzione. A Largo Fochetti si lamenta la perdita di «un patrimonio del giornalismo italiano», ma si teme che la riorganizzazione di Gedi, centrata su informazione real time e contenuti digitali, possa portare in futuro il ridimensionamento dei quotidiani. D'altronde, Gedi ha chiuso il primo semestre 2021 con una perdita di 11 milioni dopo i -166 milioni del 2020.

La perdita, però, è soprattutto «affettiva» perché Repubblica e l'Espresso erano le leve con cui il precedente editore, Carlo De Benedetti, condizionava politicamente e culturalmente l'élite radical chic della sinistra italiana. Una filosofia che il presidente di Gedi, John Elkann, non ha mai abbracciato. Ieri in Borsa Bfc ha guadagnato l'1,14% a 3,54 euro, giù Exor (-3,35%).

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