La doccia fredda arriva in serata. L'agenzia Fitch boccia l'Italia, abassando il rating da "BBB+" a "BBB". Il motivo? Fitch stima che il rapporto deficit/Pil italiano scenderà all’1,7% nel 2018, meno dell’obiettivo che il governo aveva fissato all’1,2% indicandolo nel Documento di economia e finanza (Def). Secondo l’agenzia di rating la riduzione del deficit sarà inferiore all’obiettivo poiché l’esecutivo cerca di limitare il risanamento del bilancio in vista delle prossime elezioni. Tradotto al linguaggio tecnico burocratico: il governo italiano viene bacchettato perché sta facendo il furbo in quanto, in vista delle elezioni, ormai non troppo lontane, vuole evitare di tirare troppo la corda.
Il quadro si fa ancor più preoccupante se lo mettiamo accanto alla debolissima crescita dell’economia italiana e al ritardo nel consolidamento dei conti. Ma a scatenare la reazione di Fitch, come dicevamo, è proprio il "fallimento" del governo italiano nel ridurre "l’elevatissimo debito pubblico", fattore che rende il nostro Paese "più esposto a potenziali shock avversi".
La "debolezza" del sistema bancario italiano aumenta "i rischi al ribasso per l’economia e le finanze pubbliche" e "un ulteriore sostegno pubblico al settore potrebbe essere necessario in assenza di più ampi sforzi di ristrutturazione". Fitch spiega che l’outlook per il settore bancario è negativo e riflette soprattutto il peso dei crediti deteriorati e della bassa redditività e generazione di capitale.
Lo scorso gennaio l'Italia aveva subito un altro declassamento, ben più consistente, ad opera
dell’agenzia canadese Dbrs, che ci aveva tolto l’ultima A facendoci passare da "A-low" a "BBB high". La stroncatura aveva peggiorato le cose per le banche italiane, costrette a fornire garanzie più forti alla Bce.
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