Conosco bene via Terraggio, a Milano, ci abito. E' la via dove c'era uno storico cinema d'essai che ho frequentato, di proprietà del Comune, chiuso dal 2009. Il cinema Orchidea. Cade a pezzi, ogni tanto si assiste a qualche occupazione. C'è un progetto approvato dalla giunta per la sua riqualificazione ma, ad oggi, è tutto fermo.
E proprio lì, nel cortile di un palazzo, le nicchie progettate dal Bramante, scavate in un muro di mattoni rossi, vengono utilizzate come deposito per i rifiuti. Non c'è che dire, un ottimo esempio di valorizzazione del proprio patrimonio artistico. Milano è anche questo. Degrado in pieno centro storico, a due passi da Santa Maria delle Grazie e dal Cenacolo leonardesco.
L'evidenza dell'accaduto ha destato stupore. L'amministrazione comunale ha parlato di piani di recupero per liberare il Bramante dai cassonetti per la raccolta differenziata e offrire ai milanesi e ai turisti, la possibilità di incontrare l'opera architettonica. Per il momento, nulla di nulla. Come sappiamo la macchina pubblica è di una lentezza snervante. Ricordo che a suo tempo il sindaco Tognoli mi affidò il compito di presentare un progetto di riqualificazione dell'area delle ex Varesine, dicendomi che era molto urgente. Lo produssi nei tempi richiesti. Poi, calò il silenzio. Ci sono voluti oltre vent'anni perché quella zona di Milano diventasse uno dei punti più attrattivi e invidiati. Bene così, ma vent'anni sono tanti.
I privati in quella partita hanno giocato un ruolo decisivo. Già, i privati. Per tornare alla mia zona, a trecento metri dal Bramante, è risorto un vigneto storico, quello di Leonardo da Vinci. Aperto a tutti, con visite guidate.
Si tratta di un tesoro nascosto che, grazie alla Fondazione Portaluppi e agli eredi di Casa degli Atellani, è stato portato alla luce. Per il beneficio di tutti. Il privato al servizio della bellezza. La lezione è questa. Impariamola finalmente.
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