Dopo aver provocato tanti dispiaceri in bilancio, la Borsa dà una mano al Monte Paschi nella prima giornata dell'aumento di capitale da 5 miliardi. La banca guidata da Fabrizio Viola, sospesa per tutta la seduta, ha fatto segnare uno scatto del 20% a 1,848 euro in Piazza Affari, mentre gli operatori cercavano di farne incetta nell'asta di chiusura così da riempire la «ciotola» sottostante ai loro derivati ed Etf. Si è trattato, quindi, di un rialzo «tecnico», ma che lascia ben sperare sull'esito della maxi-ricapitalizzazione: il titolo a Francoforte ha toccato i 3,21 euro, il doppio del «Terp» (il prezzo teorico ex stacco del diritto che è pari a 1,56 euro), mentre le nuove azioni sono emesse a un euro tondo, con uno sconto del 35,5 per cento. In parallelo i grandi investitori hanno invece monetizzato i diritti, in calo del 6,9% a 21,5 euro.
«È stata una buona partenza, ma ci sono anche motivi tecnici», ha confermato il presidente di Mps, Alessando Profumo, davanti a un copione che ricorda quanto è già accaduto in altre ricapitalizzazioni molto diluitive, come Tiscali o Pirelli Re: il fattore sfiora il 99%. Per mantenere la posizione a Siena, che in Borsa vale 3 miliardi ma ne deve raccogliere 5 per rimborsare i Monti Bond e affrontare l'esame patrimoniale europeo, occorre infatti sborsare 43 euro per ogni 25 euro investiti: il rapporto di sottoscrizione è 214 azioni nuove ogni 5 possedute.
Il ministro dell'Economia ha intanto concesso a Mps un altro mese, da luglio ad agosto, per pagare gli interessi maturati sui Monti Bond. Quello di Rocca Salimbeni è, tuttavia, anche il primo aumento così «ingombrante» del Ftse Mib (la banca stamperà quasi 5 miliardi di nuovi titoli), così ieri la società che gestisce la Borsa si è stretta in conclave con gli emittenti più attivi sui derivati (come Unicredit o Socgen) per trovare una soluzione: basti dire che se fino a venerdì passavano di mano opzioni appoggiate a 50 azioni senesi con uno strike di 24-25 euro, oggi al prezzo rettificato ne richiedono un migliaio. In particolare, gli operatori che avevano venduto opzioni che danno diritto ad acquistare azioni di Rocca Salimbeni ora sono costretti a ricoprirsi, perché dovranno riconsegnare molti più «pezzi» rispetto a quanto previsto.
Di certo l'aumento, che sembra fatto su misura per i fondi internazionali, trasformerà in una public company la banca che per decenni è stata uno dei simboli della politica targata Pd. Una parte della ricapitalizzazione (15% circa) si può considerare prenotata dai francesi di Axa e dalla Fondazione Mps (2,5%), che ha stretto un patto di sindacato sul 9% con gli alleati sudamericani di Fintech e Btg Pactual. Questi ultimi potrebbero inoltre farsi carico, rispettivamente, del 2,5% e del 4,5% dell'eventuale inoptato che ricadrebbe sul consorzio di garanzia.
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