Leonardo con Drs, la sua controllata americana, completa la fusione con l'israeliana Rada Electronic Industries e sbarca al Nasdaq. L'operazione, oltre ad avere una doppia importanza strategica per il gruppo italiano guidato da Alessandro Profumo, segna un rafforzamento dell'asse Roma-Tel Aviv. Un avvicinamento suggellato quest'anno con l'importante accordo sul gas, che passa ora dalle strumentazioni elettronico-militari e potrebbe presto approdare verso altri business come quello dei semiconduttori dove, da mesi, si studiano alleanze.
Guardando al deal americano Leonardo avrà la quota dell'80,5% di Leonardo Drs, attraverso la controllata statunitense Leonardo US Holding, mentre agli azionisti di Rada verrà assegnato il rimanente 19,5 per cento.
La nuova creatura è sbarcata ieri sera a New York (oggi a Tel Aviv) dopo un primo tentativo andato a vuoto. Lo scorso anno Leonardo aveva rinviato l'Ipo a stelle e strisce citando le «avverse condizioni di mercato». Ma ora il perimetro dell'operazione, e la valutazione, sono totalmente cambiate e aspettando il debutto in Israele, ieri Drs al Nasdaq ha segnato (alle 19.30 italiane) un rialzo del 18% a 11 dollari.
«Con questa operazione quotiamo Drs nell'attuale contesto di volatilità dei mercati, realizzando quanto prospettato lo scorso anno», ha detto Profumo spiegando che «il processo di fusione tra Drs e Rada, è un'importante mossa strategica di Leonardo in un segmento in rapida crescita del mercato della difesa di oggi e di domani. C'è un ottimo livello di complementarità tra le due realtà e questo genererà crescita, espansione dei margini e ulteriori opportunità per il gruppo». Di fatto, permetterà una forte crescita nel settore dell'elettronica a servizio della difesa e garantirà a Leonardo una presenza domestica stabile nel contesto industriale israeliano, supportando lo sviluppo del mercato internazionale. Nel mercato israeliano, tra l'altro, Leonardo potrebbe estendere il proprio know how agli usi civili (dalle smart city, all'intelligenza artificiale).
Una integrazione che rafforza l'asse tra Italia e Israele dopo la missione dell'ex premier Mario Draghi di qualche mese fa per lo sviluppo del gasdotto che dovrebbe portare nuove forniture di gas naturale verso l'Italia. Una nuova via del gas che parte dal gasdotto Eastmed-Poseidon, ma che crescerà nei prossimi mesi visto che Israele vuole diventare hub energetico per l'Europa. E l'Italia punta a fargli da sponda. Roma mira a Israele per i suoi giacimenti offshore: Tamar (300 miliardi di metri cubi) e Leviathan (620 miliardi).
E anche perché Tel Aviv può essere hub del gas egiziano dove opera Eni.L'asse tra i due Paesi potrebbe consolidarsi anche su altri fronti. Da mesi si studiano possibili alleanze per la fornitura all'Italia di semiconduttori.
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