A scorrere certi dati, torna subito all'orecchio l'immortale «The needle and the damage done» di Neil Young sui disastri provocati dall'eroina. La raffica di aumenti dei tassi d'interesse orchestrata dalla Bce, il «pusher» che fino a luglio '22 dava la «roba» gratis, ha infatti agito come un ago venefico sulla domanda di mutui e prestiti, facendola esplodere come un palloncino bucato. E ormai il danno è fatto. Cristallizzato nei numeri impietosi che raccontano la ritirata di famiglie e imprese, sempre più spaventate dal lievitare insostenibile delle rate. Una fuga mai vista da quando, era il 2003, l'Eurotower ha cominciato a tener traccia dei cosiddetti impieghi bancari. Vent'anni dopo, si spalanca davanti agli occhi degli osservatori una foresta pietrificata dove, nonostante le sette strette decise nel giro di un anno (e domani ne arriva un'altra da un quarto di punto), un potere d'acquisto ancora zavorrato dall'inflazione va a saldarsi all'impossibilità di investire sul futuro. È la Bank lending survey dell'Eurotower che mette a nudo le vulnerabilità delle imprese, incapaci di reggere l'onda d'urto degli inasprimenti monetari. Lo si vede dalle richieste di prestiti, crollate nel secondo trimestre del 42% dopo che già nel periodo gennaio e marzo si erano contratte del 38%. Un calo senza precedenti. Se l'indagine sottolinea come il fenomeno sia attribuibile anche alle fusioni, acquisizioni e ai maggiori profitti, il colpevole numero uno è l'elevato livello del costo del denaro che ha agito come una barriera invalicabile sulle piccole e medie imprese (-40%); ma non leggero è stato l'impatto anche su quelle maggiori (-34%). In generale, le imprese si tengono alla larga dai prestiti a lungo termine (-46%, un altro record), mentre quelli a breve scadenza sono scesi del 22 percento.
Un altro fronte caldo riguarda i mutui ipotecari. Qui, l'ascesa dei tassi ha causato una picchiata del 47% nella domanda di prestiti, da sommare al -72% e al -74% rispettivamente del primo trimestre 2023 e del quarto del 22. Non potrebbe essere altrimenti. Come sottolinea l'Osservatorio Nazionale Federconsumatori, la rata per un mutuo a tasso variabile di 115.000 euro a 25 anni è salita nell'ultimo anno di oltre 212 euro al mese (+2.549,16 euro annui), un salasso del 44% rispetto al 2022 e del 64% rispetto al 2021.
La Caporetto di mutui e prestiti non farà comunque deflettere Christine Lagarde&Falchi dalla rotta prestabilita. La Bce ha peraltro nel Fondo monetario internazionale un fan della postura rigida. «Una politica restrittiva è necessaria fino a quando non ci saranno chiari segnali che l'inflazione core si sta raffreddando», osserva l'Fmi. Secondo cui l'economia mondiale migliora ma «non è ancora fuori dai guai» ed è quindi «ancora troppo presto per festeggiare». L'organizzazione di Washington ha rivisto al rialzo le stime di crescita globali portandole al 3% nel 2023 dal precedente +2,8%, con l'Italia accreditata di un +1,1% quest'anno (+0,4 rispetto all'outlook di primavera), inferiore al +1,5% dell'eurozona (+0,1), ma pur sempre più rassicurante del -0,3% di una Germania in conclamata rezession e della Francia (+0,8%). Queste stime «confermano l'efficacia della politica economica del governo e ci spronano ad andare avanti su questa strada e fare ancora meglio», ha commentato la premier Giorgia Meloni.
Meno
confortante la previsione della Banca d'Italia che stima un Pil pro capite italiano del 9,5% inferiore «se la temperatura crescesse in modo costante di 1,5°C tra oggi e il 2100». Cosa diceva Keynes a proposito del lungo periodo?
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