Lista Generali quasi fatta. Sironi per la presidenza e crescono le quote rosa

Il cda coopta 3 consiglieri che entrano anche nella squadra finale, attesa per il 14 marzo

Lista Generali quasi fatta. Sironi per la presidenza e crescono le quote rosa

Sarà Andrea Sironi il candidato presidente nella lista che il cda uscente presenterà all'assemblea delle Generali del 29 aprile per il rinnovo dei vertici. L'economista, già rettore dell'Università Bocconi, 58 anni il prossimo maggio, è stato indicato per la presidenza dopo essere stato cooptato in consiglio, ieri, insieme con Alessia Falsarone e Luisa Torchia. I nuovi consiglieri sostituiscono i tre big dimissionari Francesco Gaetano Caltagrione, Romolo Bardin e Sabrina Pucci. I primi due in aperta polemica con la società, essendo rappresentanti rispettivamente di circa l'8 e 6% del capitale (Bardin è il manager di fiducia di Leonardo Del Vecchio), ed essendo apertamente contrari alla lista del cda. Mentre per Pucci si è trattato di un passo indietro avvenuto, almeno formalmente, senza polemiche.

Falsarone, 46 anni, poliglotta, un curriculum ricchissimo di esperienze internazionali e finanziarie, e Torchia, 64 anni, esperta di materie giuridico economiche molto nota, hanno entrambe i requisiti di indipendenza previsti dalle norme, al pari di Sironi. Per questo, con il loro ingresso nella futura lista del cda, il gruppo persegue l'obiettivo di aumentare sia il peso degli amministratori «indipendenti» sia quello delle «quote rosa».

A questo punto la lista del cda è dunque quasi pronta: il consiglio sarà composto da 13 o al massimo 15 membri. Ma nel caso di 13 nomi (che è quello considerato ideale dal parere di orientamento ai soci), con altre due liste in lizza (l'ipotesi più gettonata è una lista di Caltagirone e una di Assogestioni), la lista del cda può conquistare 9 o 10 posti. Quindi, se si considera il presidente Sironi, il ceo Philippe Donnet, le due indipendenti cooptate ieri (Falsarone e Torchia) e i membri fin qui considerati il «nocciolo duro» del vecchio e del nuovo board (Clemente Rebecchini per Mediobanca, Lorenzo Pellicioli per De Agostini in uscita, e le indipendenti Diva Moriani, Antonella Mei-Pochtler e Ines Mazzilli), si arriva a quota 9, con 6 indipendenti e 5 donne: potrebbe essere questa la squadra dei consiglieri certi di essere eletti in caso di affermazione della lista Donnet. A loro ne seguiranno fino ad altri 6, la cui elezione resterà comunque incerta fino al 29 aprile. Per la conferma di questo schema bisogna aspettare ancora fino al 14 marzo, quando il cda di Generali chiamato ad approvare il bilancio, dovrebbe anche votare la lista per il prossimo consiglio.

Prima di allora sono attese le mosse di Caltagirone che, dopo l'uscita dal patto con Del Vecchio e Crt, è il driver del piano alternativo a quello di Donnet. Anche se al momento l'ingegnere romano non ha ancora chiarito se intende presentare una lista «lunga» (di maggioranza) ovvero una lista di minoranza. Alla fine la parola passerà all'assemblea, dove Mediobanca e De Agostini contano sul 18-19%, mentre il peso degli investitori istituzionali (35%) sarà quello decisivo.

Da notare che nella battaglia si è appena schierato anche l'Economist, con un editoriale di lode per la gestione Donnet e di scetticismo sulle ambizioni di ribaltone di Caltagirone e Del Vecchio che, secondo il settimanale, non hanno

chiarito al mercato gli obiettivi. Un intervento, quello dell'Economist, che avrebbe anche svelato il tifo sottotraccia del gruppo Agnelli-Exor (grande socio del gruppo editoriale inglese) per Mediobanca-Generali. Chissà.

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