Listini appesi alle trimestrali americane. Incombono la Cina e l'incognita dei tassi

Mercoledì i conti di Citigroup & Co. Spettro stagnazione a Pechino

Listini appesi alle trimestrali americane. Incombono la Cina e l'incognita dei tassi
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Si apre una settimana cruciale per le Borse di tutto il mondo tra inflazione, trimestrali Usa e il fantasma della stagnazione cinese. Un fase di incertezza che culminerà, il 20 gennaio, con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Quello che inizia oggi potrebbe quindi essere considerato uno spartiacque per le politiche monetarie e commerciali, e quindi per i mercati già alle prese con segnali poco incoraggianti: ad esempio, i dati mensili sul mercato del lavoro Usa più robusti delle attese che hanno già causato pesanti perdite a Wall Street, nel timore che la Fed di Jerome Powell rimanga ferma sui tassi.

Gli snodi chiave inizieranno domani, quando, oltre alle rilevazioni Zew (sullo stato di salute della Germania), è attesa in mattinata la produzione industriale italiana. Poi, nel pomeriggio, saranno resi noti i prezzi alla produzione dagli Stati Uniti. Mercoledì inizia invece la raffica di dati sull'inflazione, dalla Gran Bretagna fino agli Usa (per l'Italia sarà giovedì), particolarmente importanti per le future decisioni delle banche centrali. E sempre mercoledì parte la stagione delle trimestrali con i risultati delle principali banche statunitensi: Citigroup, Jp Morgan, Wells Fargo, Goldman Sachs.

Le stime degli analisti di Wall Street sono molto ottimiste e prevedono, per esempio, per JP Morgan un eps (utile per azione) del quarto trimestre di 4,08 dollari, in aumento del 2,8% anno su anno, e per Bofa un eps di 0,79, in crescita del 12,9% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente.

Tornando al calendario, giovedì seguono i conti di Bank of America e Morgan Stanley, nonché i verbali della riunione della Bce di Christine Lagarde (foto), che dovrebbero confermare la tendenza al calo dei tassi. Nel primissimo pomeriggio attese le vendite al dettaglio dagli Stati Uniti, un indice chiaro della vitalità dell'economia d'Oltreoceabo. La settimana si chiude con un fantasma che aleggia sui mercati: il rischio di stagnazione dell'economia del Dragone. A Pechino, con la pubblicazione del Pil del quarto trimestre, sarà importante verificare se il gigante asiatico riuscirà a rispettare il target di crescita del 5% prefissato dal governo, con il consenso degli analisti che viaggia attorno al 4,9%. Il dato sarà condizionato dalla pubblicazione contemporanea dei numeri di dicembre su vendite al dettaglio, investimenti e produzione industriale. Sempre più esperti temono che la Cina stia scivolando in una crisi permanente, come ha fatto il Giappone negli ultimi decenni. E che l'ascesa di Trump aprirà una stagione commerciale ulteriormente complessa.

Difficile prevedere come reagiranno le Borse che venerdì hanno chiuso in

negativo sia in Europa, sia negli Usa. Nel complesso, l'indice di Piazza Affari nell'ultimo mese ha guadagnato mille punti base portandosi a ridosso di quota 35mila e Wall Street è invece passata da 44mila punti a 42mila.

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