Nell'aula della maestra Europa, la Germania veste i panni del primo della classe, mentre l'Italia è spesso dietro la lavagna, al banco dell'asino o addirittura in ginocchio sui ceci.
Questa è la rappresentazione stereotipata che siamo abituati ad immaginarci quando parliamo di rapporti tra gli Stati Europei e l'Unione. E si tratta di una visione in parte giustificata: per anni l'Europa germanocentrica ci ha trattato come il cattivo ragazzo della compagnia. La domanda è questa: ma davvero ce lo meritavamo?
Secondo un'inchiesta di Marco Fortis per Il Messaggero, non del tutto. Analizzando i parametri macroeconomici sugli indici di base monitorati dalla Commissione negli ultimi dieci anni (tra gli altri: il debito pubblico non può superare il 60% del Pil, il debito privato il 133% del Pil, il tasso di disoccupazione il 10%, eccetera), emerge che l'Italia li ha violati nel 23% dei casi, mentre per la Germania questo dato si attesta al 22%. Il nostro Paese insomma rientra nei cinque più virtuosi.
Il mito del rigore tedesco, sostiene Fortis, viene sfatato anche se si guarda agli anni anteriori al 2001, quando la Germania, ad esempio, sforò il parametro del 3% nel rapporto tra debito e Pil per poter condurre in porto riforme economiche fondamentali.
Le istituzioni europee, conclude la penna del quotidiano capitolino, si sono spesso accanite contro Roma per l'alto debito pubblico italiano, senza però considerare che esso era
controbilanciato da un'economia privata molto solida, dimenticando dall'altro lato che la Germania, dal 2008 ad oggi ha sforato sei volte la massima percentuale (il 6% del Pil) di surplus della bilancia di conto corrente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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