llva, Arcelor e Invitalia trattano la proroga di un anno sul piano

Entro maggio lo Stato deve salire al 60%, serve un'intesa. Il governo si spacca sulle risorse per le bonifiche ambientali

llva, Arcelor e Invitalia trattano la proroga di un anno sul piano

A venti giorni dalla scadenza del contratto su Acciaierie d'Italia siglato nel dicembre 2020 da Invitalia e Arcelor Mittal si tratta per una proroga di almeno un anno. Le parti, avvocati al seguito, avrebbero dovuto incontrarsi ieri, ma la prima di una serie di riunioni in cui si discuterà il futuro dell'ex Ilva di Taranto è slittata a domani. Un vertice sotto traccia anche alla luce dell'alta tensione sindacale e politica che aleggia intorno al polo siderurgico.

Nello sciopero della scorsa settimana l'ad di Acciaierie d'Italia Lucia Morselli è stata duramente contestata. I sindacati vorrebbero aprire un tavolo permanente sul futuro dell'azienda al ministero dello Sviluppo economico. Ma, sul fronte politico, il polo tarantino è oggetto di giochi politici e proprio ieri è stato al centro di un tentato sgambetto al governo. Un emendamento sulla bonifica dell'ex Ilva, contenuto nel dl Ucraina bis all'esame delle commissioni Industria e Finanze del Senato, ha messo a rischio la maggioranza in commissione. Nel testo del M5s (primo firmatario, Mario Turco) si chiedeva l'abrogazione della proposta governativa di trasferire parte delle risorse destinate alle bonifiche dell'area di Taranto, all'attività produttiva di Acciaierie d'Italia. L'emendamento è stato messo ai voti, nonostante il parere contrario del governo, ed è stato respinto per un soffio: 14 favorevoli (M5s, Pd e Leu) e 14 contrari (Forza Italia e Lega) mentre Fratelli d'Italia si è astenuta. In ballo 150 milioni di euro. Un episodio che fa capire come sul futuro dell'Ilva ci sia davvero poca chiarezza e unità di intenti.

Ecco perché i prossimi venti giorni saranno decisivi per trovare un accordo tra le parti sulla proroga. Ma cosa si proroga esattamente? Stando all'accordo del 10 dicembre 2020 tra ArcelorMittal e Invitalia, la parte pubblica, a fronte di un versamento di ulteriori 680 milioni, dopo i primi 400 milioni di ingresso versati un anno fa, dovrebbe passare dal 38 al 60 per cento del capitale e acquisire la maggioranza entro fine maggio. Questo passaggio è però subordinato ad alcune condizioni sospensive. Una di queste è la revoca di tutti i sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto, e non può realizzarsi per ragioni legali (non è stata depositata la sentenza con le motivazioni annesse). A poco è valsa anche la mossa dei commissari di due settimane da di avanzare comunque l'istanza di dissequestro (si è trattato più di un atto formale).

Nei prossimi giorni, dunque, le parti tratteranno un nuovo accordo. Il relativo contratto sarebbe in preparazione, e confermerebbe sia l'alleanza pubblico-privata, sia il piano industriale da 8 milioni di tonnellate di produzione al 2025. Ma restano due nodi: uno riguarda i tempi.

Si punta al fatto che l'accordo arrivi al 23 agosto 2023, quando scadrà l'Aia in corso di validità (Autorizzazione Integrata Ambientale). L'altro nodo riguarda i progetti di decarbonizzazione, tempi e relativi fondi su cui al momento c'è poca chiarezza.

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