L'orologio della vergogna

«Sono passati 861 giorni (più di 2 anni, dunque) da quando il ministro Franceschini ha riconosciuto in Senato che lo stato ha un debito di oltre 97 milioni di euro nei confronti di proprietari di dimore storiche che, sulla base di una specifica legge e con il decisivo/determinante aiuto della Soprintendenza, hanno speso anni e anni fa il doppio di quanto lo stato oggi gli riconosce come dovuti (e non gli corrisponde). Solo ad alcuni sono stati corrisposti esigui acconti, mentre la gran parte dei soldi sono andati ad enti pubblici (come non ne avessero a sufficienza, anche per gli sprechi e il clientelismo di rito). Continueremo a pubblicare questo orologio/calendario sino a che lo stato (che, quando vuole, trova soldi per tutti, e per tutto) avrà onorato e se mai lo farà il proprio debito. Chissà mai che qualcuno provi vergogna». È il graffiante (ma ben comprensibile) avviso pubblicato dal periodico della Confedilizia nel suo numero di settembre.

In effetti, la situazione ha dell'incredibile. Lo stato (davvero con la «s» minuscola), fra tanti soldi che spende e spande, non trova 97 milioni, ormai da una decina d'anni, per tener fede alla propria parola (espressa per legge), e così dimostra ufficialmente che nell'attuale classe politica dirigente non vi è più fra l'altro alcun «senso dello stato», alcuna preoccupazione di salvaguardarne l'immagine e la dignità, e che questa esigenza primaria con lo stato liberale ha ceduto il passo a quella della demagogia e del clientelismo (in funzione del quale si trovano sempre i mezzi necessari, come giustamente sottolinea sul suo periodico la Confedilizia). Se poi si pensa che anche certi giornaloni e certe «persone illustri» pur contattati non hanno ritenuto di occuparsene, il quadro è completo. Tempi davvero miseri.

*Presidente

Centro studi Confedilizia

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica