Fisco, arrivano i super-archivi: 2 nuove brecce nella privacy dei contribuenti

Il fisco raccoglie troppi dati, molti dei quali inutili ai fini della lotta anti evasione. Il Garante della privacy si fa sentire

Fisco, arrivano i super-archivi: 2 nuove brecce nella privacy dei contribuenti

Scontro aperto tra il Garante della privacy e la commissione Finanze della Camera. Motivo della discordia: alcuni provvedimenti racchiusi nella nuova manovra in materia di contrasto all'evasione fiscale.

Come sottolinea Il Sole 24 Ore, il Garante disapprova alcune misure che il governo giallorosso intende adottare per combattere l'evasione fiscale. In particolare, all'interno del decreto fiscale non convincono le modalità attraverso le quali potrà presto essere raccolta, e conservata per un periodo di otto anni, un'ingente mole di informazioni personali dalle e-fatture.

Nei prossimi giorni i nodi da sciogliere potrebbero moltiplicarsi, visto che anche la manovra contiene provvedimenti che non convincono il Garante. Nel mirino c'è l'articolo 86 del disegno di legge di bilancio, il quale consentirà al fisco di usare in modo ancor più approfondito le banche dati fiscali "in funzione antievasione", con il conseguente restringimento della privacy da parte dei contribuenti.

Il nodo della privacy

L'articolo 86, per contrastare l'evasione fiscale, concederà all'Anagrafe tributaria e alla Guardia di finanza di ricorrere all'archivio dei rapporti finanziari. Lo stesso che racchiude centinaia di milioni di dati riferiti a conti correnti e altri rapporti. L'idea base per scovare i furbetti è quella di mettere a disposizione delle autorità fiscali più banche dati da incrociare tra loro, in modo tale da poter individuare quei cittadini che evadono le tasse. Certo, le informazioni relative alle operazioni finanziare potranno essere utilizzate solo dopo che saranno sottoposte a pseudonimizzazione (i dati saranno cioè conservati in modo tale da non consentire l'identificazione dei soggetti). Ma il prezzo da pagare sarebbe tuttavia altissimo in termini di riservatezza.

Già, perché con la modifica al codice della privacy, cioè il Dlgs 196/2003, la manovra intende inserire la lotta all'evasione fiscale tra gli obiettivi "di interesse pubblico generale". A quel punto la legislazione italiana potrebbe essere coordinata con il Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr). L'articolo 23 di quest'ultimo consente infatti di limitare alcuni diritti di tutela dei dati, come ad esempio quello di recesso, informazione, opposizione o quello di limitazione del trattamento di aggiornamento, cancellazione e rettifica, nel caso in cui possa esserci in ballo un "fondamentale di interesse pubblico". Il Gdpr specifica anche che le limitazioni devono rispettare "l'essenza dei diritti e delle libertà fondamentali" oltre che configurarsi come "misura necessaria e proporzionata".

Ed è proprio la proporzionalità il principio che il Garante intende preservare.

In altre parole, il fisco raccoglie troppi dati, molti dei quali inutili e non pertinenti ai fini di eventuali analisi o indagini. Il rischio, inoltre, è che le procedure di raccolta possano non essere svolte nel rispetto dei diritti fondamentali della persona.

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