Un tesoretto di circa 1 miliardo è pronto a riversarsi nelle casse dello Stato. Ma il tempo stringe. L'entrata straordinaria deriverebbe dalla nuova gara per il gioco del Lotto, la cui concessione scade alla fine del 2025. Ma il governo Meloni deve giocarsi questa opportunità in appena un mese (entro l'anno) e accelerare il più possibile l'iter legislativo. Le procedure per arrivare pronti a quella data, apparentemente lontana, devono necessariamente partire a breve. Il tempo necessario dalla pubblicazione della legge all'avvio di una nuova concessione è infatti di circa due anni: circa 12 mesi per l'approvazione dello schema normativo, la pubblicazione del bando di gara, la presentazione delle offerte e infine l'assegnazione della gara. Più un anno che, a partire da quel momento, viene di solito concesso al concessionario vincitore per organizzare l'attività, predisporre i sistemi tecnologici, nonché la complessa infrastruttura tecnica per la raccolta dei giochi nella rete dei punti vendita. Per questo, la scadenza di fine anno appare cruciale.
D'altra parte, i precedenti non mancano e dovrebbero «dare una sveglia» al dossier e al governo sempre alla ricerca di risorse per coprire le voci di bilancio. Basti pensare che la lotteria inglese ha richiesto addirittura 3 anni dalla pubblicazione della gara e quella in Sud Africa si è svolta in poco più di due anni. Un eventuale allungamento dei tempi farebbe comodo all'attuale concessionario Igt (ex Lottomatica), la multinazionale in mano per il 48,7% al gruppo De Agostini, ma non alle casse dello Stato. Sul fronte finanziario, grazie a questa partita, il Mef potrebbe contare su una prima tranche di circa 500 milioni da incassare già nel 2024. L'altra metà arriverebbe invece nel 2025, ma a questa cifra si potrebbero aggiungere anche ulteriori 100-120 milioni per ogni anno di futura concessione derivanti dalla probabile riduzione, con la nuova gara, dell'attuale aggio per la gestione del Lotto. Conti alla mano, l'affare potrebbe tranquillamente superare il miliardo, ma se l'opportunità di nuove entrate per l'Erario è palese, lo scoglio resta tutto nei tempi. L'ultima gara è stata assegnata nel 2016 al Consorzio Lotto Italia di Igt, presieduta da Marco Sala, con una concessione di 9 anni per un valore di 770 milioni di euro. Ma oggi, oltre alla stessa Igt, tenterebbero il colpaccio di entrare nel mercato italiano anche i principali operatori internazionali: sarebbero infatti alla finestra anche Sisal, i cechi di Allwyn e la Française des Jeux. Di fatto però Igt darà battaglia per non perdere il business italiano. Il gioco del lotto fa incassare 8 miliardi l'anno in termini di raccolta. Alla concessionaria spetta il 6%, in questo caso 480 milioni, che per un investimento medio di 100-110 milioni l'anno è un vero affare. Inoltre, secondo un'analisi di Bain and Company, il settore dei giochi in Italia vale un giro d'affari di 20 miliardi, per oltre 300mila persone impiegate e un contributo di 11 miliardi al Fisco.
È chiaro che avviare questa concessione sarebbe una operazione win-win: non inserirla in un provvedimento alla prima occasione utile avrebbe l'unico effetto di privare il bilancio dello Stato di un'entrata certa. E di questi tempi non sarebbe il massimo, vista la fame di coperture che accompagna la legge Finanziaria.
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