È il «martire» della statistica e rischia 10 anni di carcere solo per non aver voluto truccare rilevazioni e percentuali. Andreas Georgiou è l'ex direttore di Elstat, l'Istat greco, e la sua storia è forse la più paradossale tra le mille che hanno attraversato i drammatici anni della crisi di Atene. Tra il 2009 e il 2010, quando esplode il caso dei conti truccati dal governo greco, tra le richieste delle organizzazioni internazionali all'esecutivo c'è anche quella di un nuovo vertice all'istituto di statistica.
Serve un manager che faccia piazza pulita delle cattive abitudini del passato, in cui le cifre venivano piegate alle esigenze del politico di turno e i dati falsificati. Da Washington, dopo un regolare concorso, arriva Georgiou, economista fino a quel momento vice-responsabile del servizio statistico del Fondo Monetario Internazionale. Sotto la sua guida emerge il buco fino a quel momento nascosto. Il deficit del bilancio pubblico, dal 6% denunciato dall'ultimo governo pre-crisi, quello di Kostas Karamanlis, passa al 15%.
Sulla base dei conti di Georgiou, elaborati secondo gli standard internazionali, vengono messi in atto gli interventi della Troika. Potrebbe sembrare un merito e invece è l'inizio di una persecuzione. Georgiou viene accusato, con i suoi dati, di aver violato «l'interesse nazionale», e come dice un ministro del partito del premier Alexis Tsipras di aver «aperto la strada a un disegno politico preordinato».
Condannato a un anno di reclusione per aver offeso i suoi predecessori, definiti «truffatori», ha dovuto subire nell'estate scorsa una sentenza della Corte Suprema che lo rinviato a giudizio per un reato equivalente all'alto tradimento. Lui ha dato le dimissioni ed è tornato negli Stati Uniti. L'associazione internazionale degli statistici ha aperto una sottoscrizione per aiutarlo a pagare le spese legali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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