Mario Draghi dal Meeting di Rimini: "Il futuro dei giovani è a rischio, serve fare di più"

Dal Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, Mario Draghi ha affrontato il problema economico del Paese orientato al futuro dei giovani e ha tracciato una prima strada per la ricostruzione

Mario Draghi dal Meeting di Rimini: "Il futuro dei giovani è a rischio, serve fare di più"

Intervenuto al Meeting di Rimini, Mario Draghi ha fatto il punto sulla complicata situazione economica del Paese, che colpisce principalmente i giovani. Privati di un valido sostegno per la costruzione del loro futuro, ora le nuove generazioni hanno sulle spalle anche il debito contratto dal Paese dopo la pandemia, gli aiuti ricevuti che dovranno essere restituiti nei prossimi anno e che quindi graveranno sulle tasche dei giovani. L'intervento di Draghi è stato a tutto campo e ha tracciato le linee per la ripartenza, che è giusto metta le basi nei sussidi ma senza che questi diventino una forma imprescindibile di sostentamento anche nel futuro.

"Il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre", ha affermato Draghi, secondo il quale l'unico modo per aiutare le nuove generazioni è un investimento concreto sulla loro formazione: "I sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri". L'intervento di Mario Draghi si inserisce nel caos scuole, che in meno di un mese devono trovare un modo per ripartire e non sacrificare l'istruzione, già provata da 4 mesi di chiusura anticipata causa Covid. "Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi", ha accusato Mario Draghi in riferimento ai tagli alla scuola che si sono susseguiti e non sono più sostenibili.

Per l'economista, in questo momento è importante non perdere la lucidità per raggiungere gli obiettivi ma, soprattutto, la speranza: "La società nel suo complesso non può accettare un mondo senza speranza. Deve, raccolte tutte le proprie energie, e ritrovato un comune sentire, cercare la strada della ricostruzione". In un Palacongressi diverso rispetto alle precedenti edizioni dell'incontro, organizzato da 40 anni da Comunione e Liberazione, l'ex governatore ha sostenuto l'importanza di "accettare l’inevitabilità del cambiamento con realismo e, almeno finché non sarà trovato un rimedio, dobbiamo adattare i nostri comportamenti e le nostre politiche. Ma non dobbiamo rinnegare i nostri princìpi".

Per farlo serve pragmatismo, vera parola d'ordine per ritrovare la strada maestra dopo un periodo di caos economico e sociale. "Proprio perché oggi la politica economica è più pragmatica e i leader che la dirigono possono usare maggiore discrezionalità, occorre essere molto chiari sugli obiettivi che ci poniamo", ha sostenuto Draghi, che ha ribadito come l'opera ricostruttiva non potà prescindere da stock di debito che saranno inevitabilmente protratti per anni. Dall'alto della sua esperienza, l'economista sostiene che potrà essere un debito sostenibile solo se verrà investito per incrementare il capitale umano e le infrastrutture, per la produzione e la ricerca. In alternativa "sarà considerato 'debito cattivo'".

Tra i passaggi chiave del discorso di Mario Draghi c'è quello che mette al centro l'organizzazione monetaria internazionale, perché "dopo decenni che hanno visto nelle decisioni europee il prevalere della volontà dei governi, il cosiddetto metodo intergovernativo, la Commissione è ritornata al centro dell’azione". Un grande passo avanti per l'Europa, che però è arrivato come conseguenza di un momento drammatico mai visto per l'Unione Europea. Sarebbe stata auspicabile una presa di coscienza in un diverso momento storico, ma lo choc può comunque avere risvolti positivi. "Nell’Europa forte e stabile che tutti vogliamo, la responsabilità si accompagna e dà legittimità alla solidarietà.

Perciò questo passo avanti dovrà essere cementato dalla credibilità delle politiche economiche a livello europeo e nazionale. Allora non si potrà più, come sostenuto da taluni, dire che i mutamenti avvenuti a causa della pandemia sono temporanei", ha concluso Mario Draghi.

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