Mediobanca va verso la presentazione del nuovo piano con il conforto di una buona trimestrale. L'ad Alberto Nagel, che presenterà il piano 2023-2026 al mercato il prossimo 24 maggio, ha chiuso i primi nove mesi dell'esercizio con un utile netto in crescita del 10% a 791 milioni (su 2,4 miliardi di ricavi). In particolare, il cda ha approvato i conti di un terzo trimestre con profitti a 235 milioni e i ricavi a quota 759,4 milioni (quest'ultimo dato è il secondo migliore di sempre). Numeri che portano Piazzetta Cuccia a ipotizzare il superamento dei target di fine anno. A fare la parte del leone il margine d'interesse a 1,3 miliardi (+17%) nei 9 mesi.
«Il gruppo ha saputo mantenere il livello più alto mai raggiunto di ricavi, di utile e di redditività (Rote del 13% sui livelli massimi delle banche europee)», ha commentato l'ad Nagel, «la diversificazione del portafoglio di business ha favorito la crescita di tutti gli indicatori e ha confermato la nostra capacità di generare valore».
Ma al di là dei conti, l'interesse intorno all'istituto è tornato forte dopo la notizia che ha confermato la salita nel capitale al 9,9% dell'imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, che in passato ha provato insieme a Delfin (azionista di Mediobanca al 19,8%) di conquistare, senza successo, le Generali. Mediobanca, primo socio del Leone al 13,1%, potrebbe essere la leva per un cambio al vertice a Trieste. Anche se, a una prima vista, l'aria sembra cambiata: in primis, non si conoscono le volontà di Francesco Milleri, che ha in mano le chiavi della società degli eredi di Leonardo Del Vecchio. Il timoniere di EssilorLuxottica continuerà la battaglia del fondatore di Luxottica scomparso quasi un anno fa o inaugurerà una nuova e più pacifica fase? A prima vista, Milleri avrebbe altro per la testa in questo momento, con tre figli di Del Vecchio che hanno accettato l'eredità con beneficio d'inventario e potrebbero impugnare il testamento.
Sta di fatto che la salita di Caltagirone può essere un pungolo per Nagel. Il titolo di Mediobanca, nonostante conti positivi, ieri è sceso del 2,75% a 9,68 euro. Secondo alcune fonti finanziarie potrebbe aver inciso, oltre al contesto negativo per le banche, la notizia della scomparsa dal decreto Omnibus della norma che avrebbe rinforzato i soci di riferimento nelle società quotate (dando un tramplino alla coppia Delfin-Caltagirone).
L'attesa è dunque tutta sul piano di Nagel: sarà una mano tesa a Caltagirone oppure l'antipasto di uno scontro nell'assemblea di ottobre che sarà chiamata a rinnovare il board? L'ad di Mediobanca, per ora, sembra propendere
per l'approccio dialogante: «Il nostro compito è quello di tentare di dare le migliori soddisfazioni possibili a tutti i nostri azionisti e incentivare un engagement con loro, che sia il più genuino e proficuo possibile».
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