Mediobanca ha scelto il giorno sbagliato per comunicare gli ottimi risultati del bilancio annuale (che chiude, come da tradizione, il 30 giugno). L'esercizio 2023-24 registra un utile record di 1,27 miliardi, in aumento del 24,1% e superiore al consensus di 1,25. Ma il giorno, come detto, era sbagliato: quello del crollo delle banche in Borsa. Così il titolo del gruppo guidato da Alberto Nagel (nella foto) ha ieri chiuso cedendo il 4,1% a 14,37 euro, in linea con il bollettino di guerra di giornata (Mps -6,75%, Bper -5,1%, Intesa -3,9%, Unicredit -5,7%, per fare qualche esempio).
Oltre ai venti di guerra, che ieri hanno soffiato su tutti i listini, galeotta fu l'indiscrezione che il governo starebbe pensando a una nuova tassa su banche e assicurazioni, sulla falsa riga del prelievo sugli extraprofitti dell'anno scorso, varato ma poi trasformato di fatto in un limite alla distribuzione di dividendi. Un'ipotesi che lo stesso Nagel, rispondendo a qualche domanda dopo il cda, ha allontanato: «Mi limito a dire che, facendo profitti robusti, le banche contribuiscono in modo rilevante al gettito fiscale e credo che già oggi siano tra le società con la tassazione più alta in assoluto». Una considerazione in linea con quanto dichiarato recentemente dall'ad di Intesa San Paolo, Carlo Messina. D'altra parte, con un debito pubblico vicino ai 3mila miliardi, pare difficile pensare che al governo convenga creare un problema proprio a banche e assicurazioni, grandi detentrici di Btp, e ai loro piccoli e grandi azionisti.
Tornando ai risultati, nel solo quarto trimestre l'utile è aumentato del 39% a 327 milioni contro i 303 attesi. Record anche per i ricavi annuali, saliti del 9,2% a 3,6 miliardi, con margine di interesse a 1,98 miliardi (+10%), commissioni a 940 milioni (+11%). Con questi numeri Nagel rivendica la «remunerazione elevata» degli stakeholder, con 1,1 miliardi di distribuzione complessiva in crescita di circa il 50% annuo, di cui 885 milioni di dividendi e 200 milioni di buyback. Il dividendo unitario sale a 1,07 euro (+26%) e il cda propone un nuovo piano di buyback da 385 milioni.
Tra i soci, come noto, ci sono due big quali Delfin (19,74%) e Caltagirone (9,98%) che l'anno scorso non hanno sostenuto la ricandidatura di Nagel e di questo cda; e che puntano a dire la loro anche su Generali (dove Mediobanca ha il 13,05%, contro il 9,9% di Delfin e il 6,1% di Caltagirone), che nella prossima primavera dovrà rinnovare il suo board. Soci che, con la prossima cedola di Mediobanca, intascheranno circa 180 milioni (Delfin) e 91 (Caltagirone).
A loro Nagel ha dedicato un breve passaggio, indiretto ma significativo: «Credo che i nostri risultati siano migliori delle aspettative e che questo riguardi tutti gli azionisti. Starà a ciascuno di essi apprezzarli e giudicarli».
Mentre sul capitolo delle Generali Nagel ha ribadito il suo appoggio all'attuale management: «Possiamo solo sottolineare il contributo positivo che dà al conto economico della banca (503 milioni di utile, in aumento del 13,6%) e quindi esprimere soddisfazione per l'operato dei vertici e del consiglio».
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