In attesa di capire quale strumento deciderà di utilizzare Bruxelles per aiutare gli Stati membri dell'Ue a fronteggiare la crisi economica provocata dal nuovo coronavirus, nell'aria aleggia sempre l'incognita del Meccanismo europeo di stabilità (Mes).
La posizione dell'Italia è chiara: sì al salvagente rappresentato dal Fondo salva-Stati ma solo senza condizionalità, ossia senza austerità e Troika. Ma altrettanto chiara è la posizione dei governi del Nord Europa. Secondo questi Paesi, fra cui spiccano Olanda e Germania, ad aiutare i Paesi in difficoltà ci ha già pensato la Banca centrale europea e gli strumenti sul tavolo non mancano; quindi il Mes – o meglio, la sua potenza di fuoco di oltre 400 miliardi – non può essere snaturato. Il premier Conte non è dello stesso avviso e ritiene che il Mes possa e debba trasformarsi in un supporto collettivo.
In mezzo a questa confusione Alberto Bagnai prova a fare chiarezza. Nel corso di una lunga intervista rilasciata al quotidiano La Verità, l'esponente leghista che presiede la Commissione Finanze del Senato, sottolinea subito l'ambiguità del Partito Democratico sul Mes: “Vedo che il Pd, da un lato, dice di considerare il Mes uno strumento superato, ma in realtà ne accetta la riproposizione in altra forma. La realtà - sociologicamente parlando - è che Gualtieri è un "animale" dello "zoo" di Bruxelles, e quindi non vuole dare dispiaceri ai suoi amici”.
I rischi del Mes
Bagnai rincara la dose e spara a zero contro il modus operandi del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri: “Facendo entrare l' Italia nel Mes, questa maggioranza vincola i governi successivi, consentendo a Bruxelles di ingabbiarli preventivamente”, aggiunge il professor Bagnai riferendosi all'attuale governo. Scendendo nel dettaglio, infatti, pensare a un Mes senza condizionalità è quasi un ossimoro.
In altre parole il rischio è che l'attuale esecutivo italiano possa fare una mossa azzardata e rivolgersi al Mes senza prima equipaggiarsi delle giuste precauzioni giuridiche. “Quando fu istituito il Mes – spiega Bagnai - fu modificato l' articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell' Unione, aggiungendo un comma che stabilisce che ogni concessione sarebbe stata soggetta a "rigorosa condizionalità". Se oggi volessero fare una cosa seria, dovrebbero togliere questo comma, oppure chiedere la disapplicazione della parte del Two Pack che consente di modificare le condizionalità in seconda battuta”.
Alcuni esperti hanno accennato a un paragone tra Italia e Grecia. Bagnai respinge il metro di giudizio e spiega anche il perché: “In primo luogo una differenza di dimensioni: noi siamo un' economia molto più grande. Questo significa che se l' Ue intende "salvarci" (tra virgolette) facendoci fallire sul modello greco, questo è molto rischioso per le banche tedesche e francesi. Loro lo sanno e stanno provando a segmentare il mercato, a isolare i Btp”.
L'Italia
deve quindi agire adesso ma deve farlo con la massima attenzione, ben sapendo che in Europa “alcuni hanno una volontà di sopraffazione, una specie di progetto neoocoloniale”, puntualizza Bagnai.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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