Alberto Bagnai incalza Roberto Gualtieri chiedendogli lumi su come il Mef, e il governo giallorosso, intendano utilizzare il Mes per affrontare l'emergenza sanitaria ed economica provocata dalla pandemia di coronavirus.
Il senatore della Lega ha infatti reso noto di aver scritto al ministro dell'Economia e delle Finanze del governo di Giuseppe Conte per chiedergli di riferire in Parlamento circa la posizione dell'esecutivo rispetto al ricorso al Fondo Salva Stati per gestire la crisi innescata dal Covid-19.
Il presidente della commissione Finanze di Palazzo Madama, inoltre, giudica priva di senso economico la proposta avanzata dal premier di utilizzare il Mes come una sorta di "coronavirus fund" capace di emettere bond europei. L'esponente del Carroccio commenta così l'idea dell'inquilino di Palazzo Chigi: "Temo sia il tentativo dei Paesi dell'Ue di di interferire nelle scelte della politica italiana".
Così come riportato dall'agenzia stampa Agi, Bagnai sostiene che l'utilizzo del Fondo Salva Stati sia ora "inutile, perché superato dalla potenza di fuoco della Banca centrale europea che ha messo in campo una quantità almeno tripla di miliardi impegnandosi ad acquistare titoli di Stato per almeno 1100 miliardi". L'economista leghista, quindi, aggiunge: "Il Mes ha in cassa solo 80 miliardi (di cui 14 stanziati dall'Italia) e quindi dovrebbe rastrellare gli oltre 300 miliardi restanti sul mercato emettendo bond che vadano a finanziare prestiti ai Paesi".
Bagnai, dunque, prosegue: "I coronavirus bond, par di capire, sarebbero questi, ma resta da capire chi dovrebbe acquistarli. Se li dovesse assorbire il mercato, ci vorrebbe troppo tempo, se li dovesse acquistare la Bce sarebbe un passaggio inutile, visto che la Bce si è già impegnata ad acquistare titoli di Stato".
Il senatore del Carroccio, insomma, è contrario al ricorso al Mes, in quanto la ritena una mossa che porterebbe l'Italia a "sottomettersi alle regole che disciplinano i prestiti". E spiega: "L'articolo 3 e 12 del Trattato istitutivo del fondo salva Stati pongono delle condizioni strettissime per ottenere questi fondi, che equivarrebbero ad avere la Troika in casa sul modello della Grecia. Se si aprisse un tavolo europeo per cambiare il Trattato e non fossero funzionari di altri Paesi a decidere quanti posti letto ci devono essere negli ospedali italiani, allora ben venga". Infine, Bagnai conclude: "Sono molto scettico. Si tratta comunque di ricorrere a un meccanismo di condivisione del debito e dubito che i Paesi del Nord Europa non pretendano garanzie stringenti.
Con la parola Coronavirus bond tentano di nascondere alla gente la verità e cioè che chiederanno un prestito sottoposto a condizioni. Ma questi meccanismi rispondono alle regole ferree dei Trattati Ue e non alle note di Palazzo Chigi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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