La mini tassa per i super ricchi invoglia cittadini stranieri a trasferire la residenza fiscale nel nostro Paese.
Perché pagano di meno
Grazie all'imposta sostitutiva introdotta nel 2016, chi trasferisce la propria residenza fiscale in Italia paga soltanto 100mila euro in relazione a tutti i redditi prodotti all'estero: è per questa ragione che, soltanto lo scorso anno, la misura è stata adottata da 592 contribuenti. A questi, poi, si aggiungono 198 familiari che secondo quanto previsto dalla norma possono aderire allo stesso beneficio versando un'imposta ancora inferiore, 25mila euro. La Corte dei Conti ha fotografato numeri in crescita secondo la relazione sul rendiconto generale dello Stato dai dati forniti dall'Agenzia delle Entrate, che certificano il sempre maggiore interesse per la misura. Nel 2019 i beneficiari della misura erano 318 a cui si erano aggiunti 111 familiari.
Cosa dice la Corte dei Conti
Secondo i numeri forniti da Repubblica, il contributo per l'Erario si è dimostrato piuttosto modesto nonostante sia comunque in crescita. Nel 2020, dall'imposta sostitutiva sono entrati 64,16 milioni di euro, quasi il doppio rispetto ai 34,59 milioni di euro di gettito del 2019 e ben di più di quanto incassato nei primi due anni di applicazione: 8,3 milioni nel 2017 e 21,27 milioni nel 2018. La Corte dei Conti, però, ha messo in evidenza alcune criticità. "Le scarne informazioni disponibili non consentono di conoscere l’ammontare dei redditi esteri sui quali agisce l’imposta sostitutiva, né sulle imposte ordinarie che sarebbero state effettivamente prelevate su tali redditi in assenza del regime sostitutivo", si legge nella relazione. Per questo, come hanno scritto alcuni magistrati contabili, "continua a essere arduo valutare la rispondenza della misura alla finalità della stessa, così come dichiarata nella relazione illustrativa alla legge di bilancio per il 2017, 'di favorire gli investimenti in Italia da parte di soggetti non residenti'".
Qual è la difficoltà
Il rilievo principale della Corte riguarda la difficoltà nel verificare l'effettivo "successo" della tassazione, anche perché la stessa non prevede che la concessione del beneficio fiscale sia vincolata ad investimenti nel nostro Paese.
"La disciplina, infatti, appare principalmente indirizzata a favorire soggetti che possono ritrarre fonti di reddito da più paesi e che trasferiscono la propria residenza in Italia per finalità lavorative (come nel caso, probabilmente frequente, degli sportivi professionisti), residenziali o per altre ragioni, senza tuttavia esigere come pure ci si sarebbe dovuto attendere, un tangibile collegamento con la realizzazione di investimenti produttivi nel Paese", sottolinea e conclude la Corte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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