Quanto sta accadendo in Germania nel gruppo Volkswagen (due impianti verso la chiusura e quello della collegata Audi, in Belgio, che rischia di fare la stessa fine) desta forti preoccupazioni nel resto dell'Europa. Anche in Italia, del resto, la situazione produttiva di Stellantis è in forte sofferenza e crescono gli allarmi sulla tenuta di un «sistema auto» sempre più legato agli ammortizzatori sociali.
Il 12 settembre, a Torino, i sindacati riceveranno da Stellantis il piano produttivo di Mirafiori per le settimane a venire. La percezione, tra i lavoratori, vista la mancanza di ordini per la Fiat 500 elettrica, è che venga comunicato lo slittamento di un mese, fino al 13 ottobre, della cassa integrazione. E sarebbe un nuovo brutto colpo, visto che novità sulle linee (la più abbordabile 500 ibrida) non sono previste nel breve e medio termine.
L'emergenza auto in Europa, intanto, diventa una questione politica. Ed è l'Italia, con la Lega, a fare da battistrada in attesa che la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, chiarisca le sue intenzioni sul «Green Deal» e, nello specifico, sulla revisione, alla luce dei preoccupanti scenari di questi giorni, del piano che prevede lo stop nel 2035 alle motorizzazioni endotermiche a favore del «tutto elettrico».
«La Lega è pronta a chiedere la revoca del bando dei motori benzina e Diesel dal 2035 - così una nota del partito -. Lo stop alla loro produzione sta già creando gravissimi danni all'economia europea, senza alcuna certezza di ottenere miglioramenti significativi dal punto di vista ambientale. Non a caso la revoca del bando è tema di dibattito anche in Germania». Un documento che impegna Parlamento e Governo italiani in questa battaglia sarà presto presentato dalla stessa Lega. Iniziativa analoga anche a Bruxelles.
In parallelo, Isabella Tovaglieri, eurodeputata del partito di Matteo Salvini, componente della Commissione industria ed energia, si è presentata davanti all'impianto Audi di Bruxelles dove ha incontrato i lavoratori in presidio. Il gruppo tedesco ha infatti deciso di interrompere la produzione del grande Suv elettrico Audi Q8 e-tron. Tremila dipendenti rischiano così di perdere il posto.
«Von Der Leyen e i suoi commissari abbiano il coraggio di uscire dai palazzi per toccare con mano le drammatiche conseguenze delle loro scellerate politiche ambientaliste, che si consumano a soli 5 chilometri dalla sede dell'Europarlamento. Come in molti altri impianti automobilistici d'Europa anche qui, per decenni, sono state assemblate con profitto milioni di auto a motore endotermico fino alla decisione di convertire la produzione verso l'elettrico. E ora che il flop delle auto a batteria ha fatto segnare in Germania un consistente calo delle immatricolazioni, le fabbriche iniziano a chiudere, a licenziare e a delocalizzare la produzione in Paesi extra Ue, come la Cina. Si rivedano gli obiettivi del Green Deal finché si è ancora in tempo per salvare, oltre all'industria europea, anche il portafoglio dei nostri cittadini».
Il dissenso sulle scelte fatte dal precedente esecutivo Ue cresce anche tra gli imprenditori.
«L'elettrico - avverte Alessandro Spada, presidente di Assolombarda - ci vincolerebbe troppo all'Asia, in particolare alla Cina. Oggi le ultime auto dotate di motori endotermici hanno prestazioni e livelli di impatto molto bassi».
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