Il gruppo Mundys, archiviato un solido primo semestre, spinge l'acceleratore sulla crescita che avverrà attraverso una aggressiva campagna acquisti, principalmente nel settore delle autostrade e con un occhio attento anche alle opportunità sul fronte aeroportuale.
Per l'ex Atlantia, guidata da Andrea Mangoni e con Alessandro Benetton alla vicepresidenza, il primo semestre è stato cadenzato da un contesto definito da Mangoni favorevole sotto il profilo del traffico e l'obiettivo di crescere ancora rappresenta «la nostra prima scommessa», chiosa l'ad. «Nel nostro business la crescita è necessaria, le concessioni scadono e vanno sostituite. Nonostante il mercato sia fortemente competitivo in ogni Paese dove operiamo i nostri principali competitor sono i fondi infrastrutturali, capaci di raccogliere importanti capitali noi riusciamo a crescere con una disciplina finanziaria importante», aggiunge.
Nel mirino, i business autostradali in Europa e Usa, ma anche in quei paesi - come Cile e Messico - dove c'è stabilità monetaria e potenziale di sviluppo. Poco spazio all'Italia, per ora, dove mancano le opportunità da affiancare alla partecipazione di maggiore peso e importanza, ossia Aeroporti di Roma.
«Continueremo a investire in strade a pedaggio, per mantenere almeno stabile la durata media del portafoglio di concessioni. Dall'altro lato, vogliamo aumentare in modo significativo l'esposizione negli aeroporti. Non è semplice, non sono molti gli asset disponibili, per chi è interessato al controllo. Speriamo di avere risultati materiali entro il prossimo anno. La cosa importante per noi è avere un portafoglio più equilibrato», spiega Mangoni.
Quanto ai numeri, i primi sei mesi del 2024 confermano una crescita strutturale dei flussi di traffico delle infrastrutture in gestione. In particolare, grazie a una forte crescita del traffico aeroportuale (+19,7% sullo stesso periodo del 2023) con pieno recupero dei livelli del 2019 (+4,3%) e grazie al costante miglioramento del traffico autostradale (+1,1%), i ricavi di gruppo si sono attestati a 4,5 miliardi (+8%) e l'ebitda a 2,8 miliardi (+12%). Bene gli investimenti che si attestato a 700 milioni e crescono dell'1%. Costante il debito finanziario netto che resta a 32,4 miliardi con le prime scadenze previste nel 2026, anche grazie a due emissioni avvenute nel semestre appena concluso e che hanno permesso importanti rifinanziamenti.
La crescita della performance economica si accompagna con il progressivo percorso di riduzione delle emissioni di C02 sotto il controllo diretto, previste in riduzione di oltre il 30% rispetto al 2019 entro la fine dell'anno, grazie anche a un massiccio ricorso a energia elettrica da fonti rinnovabili (superiore a quota 80% nei primi sei mesi dell'anno).
«I numeri che vediamo oggi dimostrano che abbiamo capacità di investimento. Qualora fosse necessario ricorrere al contributo degli azionisti per mantenere strutture finanziarie equilibrate siamo certi che essi saranno disponibili a investire», ha aggiunto l'ad escludendo un ritorno in Borsa del gruppo e rassicurando sull'impatto limitato della tassa green in Francia.
Un provvedimento che interessa le concessioni (e ha una incidenza sull'ebitda di 100 milioni l'anno), ma nei confronti del quale la società ha presentato qualche mese fa una azione legale per incostituzionalità come rivelato da Il Giornale nell'ottobre 2023.
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