Musk lancia la crociata contro Apple

Mr Tesla: "Rischio sicurezza, pronto a bandire i prodotti della Mela dalle mie società"

Musk lancia la crociata contro Apple
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Altro che frutto proibito di biblica memoria, al palato di Elon Musk Apple deve tradire il gusto del pomo avvelenato di Biancaneve. Poche ore dopo l'annuncio dell'alleanza del gruppo guidato da Tim Cook con ChatGpt per migliorare i neuroni della sua «Siri», il miliardario sudafricano ha infatti minacciato di vietare ogni prodotto che abbia la sagoma della Mela negli uffici di Tesla, di Space X, della vecchia Twitter (oggi X) e di ogni altra sua proprietà. Se Cupertino «integrerà OpenAi a livello di sistemi operativi, i dispositivi Apple saranno banditi dalle mie aziende», ha scritto Musk sul social network. L'uomo, che è impegnato direttamente nella Intelligenza artificiale con il software Grok e che contende a Bernard Arnault di Lvmh lo scranno di più ricco del mondo, ha motivato l'affondo con il rischio che quella di Apple sia «un'inaccettabile violazione della sicurezza». Al punto che, ha rincarato la dose, «i visitatori dovranno depositare i dispositivi Apple alla porta. Dove saranno riposti all'interno di una gabbia di Faraday», così da isolarli.

In realtà Apple ha subito rassicurato sulla privacy, ma qui vale la «crociata». Tutto va infatti prosaicamente ricondotto alla battaglia planetaria in corso per il predominio dell'IA cosiddetta «generativa». Un conflitto combattuto nella Silicon Valley a suon di algoritmi ed elaboratori quantici, mentre l'Unione Europea si bea di aver scritto il primo regolamento nel tentativo di ingabbiarla. A contendersi un business che promette di valere trilioni, di cambiare sia il modo di produrre (per esempio con i «gemelli digitali») sia le nostre vite, ci sono da un lato OpenAi-ChatGpt e dall'altro Gemini di Google. La prima è legata e finanziata in modo massiccio da Microsoft, la seconda è vicina ad Android. Quest'ultimo è il sistema operativo più diffuso dei cellulari avversari dell'iPhone, che è poi il prodotto uscito dal genio di Steve Jobs a cui Apple deve gran parte delle sue fortune.

Non solo Musk e OpenAi si stanno affrontando da mesi nei tribunali americani. Le ruggini sono di vecchia data: Mr Tesla, che di OpenAi è stato cofondatore nel 2015 insieme ad Altman e a Greg Brockman ma tre anni dopo ha sbattuto la porta, l'ha accusata di aver deviato dal proprio statuto di «no profit» e dall'obiettivo originario di creare una intelligenza artificiale pubblica e open-source, per arricchirsi più di Creso con le sinapsi «generative» di ChatGpt.

Non per nulla lunedì scorso Altman era seduto in prima fila alla Conferenza mondiale degli sviluppatori di Cupertimo, mentre dal palco Cook annunciava la nascita di Apple Intelligence. Un «salto evolutivo», ha detto il top manager, che permetterà a chi ha un iPhone, un iPad o un iMac (meglio se di ultimo modello) anche di creare contenuti stilizzati, di scrivere con la propria calligrafia e di riordinare a piacere le proprie email.

Ieri a Wall Street Apple ha compiuto un balzo del 3,5% a un soffio dai 200 dollari.

Altra conferma, per dirla con Eraclito, che Polemos (la guerra) è padre di tutte le cose e di tutte re. Speriamo che se ne avveda anche Siri e che recuperi terreno rispetto a concorrenti come Alexa di Amazon o l'assistente della Big G.

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