«Di chi vi fidate di meno, dei politici o dei miliardari?» chiede il fondatore di Tesla, Elon Musk, ai suoi follower di Twitter. Lo fa con un sondaggio che sfiora i tre milioni di voti e vede prevalere con percentuali bulgare l'opzione «politici». Elon non perde il suo smalto da provocatore, nonostante la maxi acquisizione di Twitter si arricchisca di intoppi che non farebbero dormire la notte qualsiasi persona comune.
Ieri la Sec, la Consob americana, ha chiesto al fondatore di Tesla alcune informazioni circa l'acquisizione delle sue quote in Twitter. Secondo l'Authority, infatti, Musk non sembra aver comunicato nei tempi corretti la sua salita nel capitale del social network, almeno non entro i 10 giorni previsti dalla legge.
La mossa della Sec arriva in seguito alla denuncia da parte di alcuni investitori di Twitter. Musk, secondo gli accusatori, avrebbe risparmiato 156 milioni di dollari ritardando la comunicazione di aver superato la soglia del 5% del capitale entro il 14 marzo. La prima comunicazione ufficiale è arrivata solo all'inizio di aprile, quando il patron di Tesla aveva già in mano il 9,2% di Twitter. «Ritardando la comunicazione Musk ha manipolato il mercato», è l'opinione degli accusatori, «e acquistato titoli Twitter a un prezzo artificialmente basso».
Questa causa si aggiunge a quella di tre settimane fa di un fondo pensione della Florida, che ha depositato un'azione legale in un tribunale del Delaware. La tesi è che il deal non potesse essere concluso almeno fino al 2025.
Lo scorso 13 maggio Musk ha detto di voler sospendere l'operazione, in attesa di far luce sul numero reale di utenti falsi. Ma sta comunque lavorando alla sua offerta da 44 miliardi di dollari. L'imprenditore ha abbandonato l'idea del prestito con i titoli Tesla come collaterale e ha aumentato il suo impegno personale all'operazione a 33,5 miliardi di dollari dai 27,5 miliardi precedenti. Una cifra che Musk sta cercando in parte di raccogliere fra gli investitori e convincendo gli attuali azionisti di Twitter a convertite le loro quote.
Twitter, intanto, respinge le dimissioni di Egon Durban, alleato di Musk, dal consiglio d'amministrazone. Durban, il co-amministratore delegato di Silver Lake Partners, continuerà a farne parte fino al 2025.
Chi uscirà dal cda di Twitter, invece, è il cofondatore Jack Dorsey, che si è dimesso dopo aver lasciato la carica di ceo lo scorso novembre.
Musk, con un tweet, ha detto di essere «un fan di Jack» e che sperava «restasse» nel cda. Un attestato di stima che qualcuno legge come una porta aperta a un possibile ritorno di Dorsey una volta che Musk avrà chiuso l'affare. Almeno, se mai lo chiuderà.
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