Il prolungarsi della guerra in Ucraina sta condizionando l’economia mondiale e italiana con l’aumento costante dell’inflazione e l’incremento dei prezzi dell’energia elettrica, del gas e degli altri beni di prima necessità. Ripercussioni importanti si sono registrate anche sui mutui, poiché ad essere coinvolti sono i tassi di interesse, in netta crescita. Oggi, chiedere un prestito per comprare la propria abitazione può costare davvero caro.
Le oscillazioni dell’Irs
A destare maggiori preoccupazioni è l’Irs, ovvero il parametro di riferimento dei mutui a tasso fisso, che ha subito diversi sbalzi negli ultimi mesi. Dalla fine dello scorso anno l’indice a vent’anni è passato dallo 0,30% a più dell’1% nel mese di febbraio, per poi ridiscendere allo 0,86% dopo l’inizio del conflitto armato in Ucraina. Un saliscendi che ha prodotto e produrrà solo disagi per chi chiede un mutuo. A marzo, i rasi di interesse per i mutui a tasso fisso dovrebbero aumentare di 20-40 punti, poiché vengono conteggiati rispetto al costo del denaro di febbraio.
Le offerte dei diversi istituti di credito
Non tutte le banche, però, applicheranno gli stessi tassi di interesse. Intesa Sanpaolo proporrà un aumento dei tassi fissi fino a un massimo di 45 punti, mentre Credem scenderà fino a un massimo di 15 punti. Bpm ha ridotto lo spread di 5 punti e Webank di 15 punti sui mutui a tasso fisso con finalità d’acquisto. Un incremento di 10 punti è previsto per Deutsche Bank; più sostanzioso, dai 20 ai 40 punti in più, quello valutato da Bnl.
L’indice di riferimento dei mutui a tasso fisso di marzo 2022
Nel mese in corso, l’Irs a vent’anni ha realizzato una decrescita dello 0,02% assestandosi sullo 0,86%. L’Euribor, il parametro utilizzato per i mutui a tasso variabile, infine, sempre a marzo, ha ottenuto un -0,52%, in aumento dello 0,01%.
L’importo più richiesto per i mutui è compreso tra i 100mila e i 150mila euro, che raggiunge la percentuale del 35% dei clienti, mentre la fascia d’età più interessata a ottenere un prestito per l’acquisto della casa è quella che va dai 26 ai 35 anni, con un reddito tra i 1.500 e i 2mila euro mensili.
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