Gli eredi Del Vecchio, i coniugi Bertelli-Prada e la famiglia Rocca sono gli italiani più ricchi in Borsa. È quanto emerge dalla tradizionale classifica stilata a Ferragosto da Milano Finanza, che riunisce i 628 uomini e donne con le maggiori consistenze azionarie nel listino milanese e gli italiani con partecipazioni rilevanti in società quotate all'estero. La famiglia del patron di Luxottica, recentemente scomparso, conta su un patrimonio di 28,4 miliardi di euro che vale il primo posto in classifica. Ciascun erede dispone di 3,6 miliardi, che sarebbero comunque sufficienti a occupare il dodicesimo posto nel ranking, appena sopra i 3,3 miliardi di Francesco Gaetano Caltagirone.
Dopo i Del Vecchio, il secondo posto è occupato da Patrizio Bertelli e Miuccia Prada, a capo dell'omonima casa di moda il cui titolo scambia alla borsa di Hong Kong. Le consistenze azionarie dei due Paperoni del fashion ammontano a 11,5 miliardi. Per trovare i primi italiani con partecipazioni solo in Italia bisogna scendere al terzo gradino del podio, dove compaiono i Rocca, Gianfelice e Paolo, proprietari di Tenaris, che grazie alla corsa del greggio ha visto a Piazza Affari una rivalutazione del 50% dallo scoppio della guerra in Ucraina. La ricchezza azionaria dei fratelli Rocca è così balzata a 9,4 miliardi. Sorte analoga a quella dei Benetton in quarta piazza a 8,6 miliardi. Quinti gli Agnelli-Elkann con 8,4 miliardi. Dall'anno prossimo gli eredi di Gianni Agnelli rafforzeranno le fila dei Paperoni italiani con partecipazioni prevalenti nelle borse estere in virtù del trasloco di Exor alla Borsa di Amsterdam (le quotazioni sono inizate ieri). In sesta posizione i Garavoglia, a capo della Campari (8,1 miliardi). Al settimo posto (in miglioramento di tre posizioni) Nicola e Paolo Bulgari, forti dei loro 7,6 miliardi provenienti dal colosso francese Lvmh, e all'ottavo Stefano Pessina, a capo della multinazionale americana della salute e del benessere Walgreens Boots Alliance, con 5,6 miliardi. Chiudono la top ten Gustavo Denegri di Diasorin (4,3 miliardi) alla nona posizione e alla decima Piero Ferrari (4,2 miliardi), ultimo erede della casa automobilistica di Maranello.
MF-Milano Finanza ha calcolato anche la ricchezza azionaria del Tesoro italiano e dei grandi investitori istituzionali esteri, nonché quella delle fondazioni bancarie. Lo Stato italiano, con 49 miliardi, resta di fatto il primo azionista di Piazza Affari, seppur in flessione dai 56 miliardi dello scorso anno. Interessante notare che le partecipazioni di Cassa Depositi e Prestiti hanno visto il loro valore aumentare da 27,8 a 28,2 miliardi, grazie soprattutto alle quote in Eni e Terna. Il ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef) si è invece impoverito di oltre 7 miliardi, penalizzato dalla flessione borsistica di Enel e dal tonfo di Mps.
Più forti invece i fondi esteri, la cui quota è salita per il secondo anno consecutivo, arrivando sopra i 45 miliardi. In testa c'è sempre Norges Bank, il fondo sovrano norvegese, forte di 149 partecipazioni che valgono oltre 8 miliardi.
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