Non ci sarà oggi alcun vertice tra ministri (Economia, Sviluppo, Trasporti, Lavoro) su Alitalia. Non è in agenda in altri giorni di questa settimana, non si sa ancora se sarà convocato per la prossima (fonte: uno dei ministeri interessati). Così le spinose faccende che riguardano la compagnia slittano ancora e non si sa a quando. L'ultimo atto risale ormai a qualche settimana fa, quando con il cosiddetto Decreto Agosto il governo ha creato una società di scopo dotandola di 20 milioni, incaricata di stendere il piano industriale; la nascita della newco è affidata a un decreto attuativo che non c'è ancora e che sembra, stando alle agende dei ministri, in alto mare. Nel decreto ci saranno anche le nomine del presidente e dell'ad, Fracesco Caio e Fabio Lazzerini, per il momento solo designati via Facebook dal presidente del Consiglio. Il piano industriale, al quale si sta lavorando, dovrà poi essere sottoposto all'Unione europea, e poi alle Camere. Se non ci saranno intoppi, verrà l'autunno. Se ce ne saranno, chissà. Bruxelles deve giudicare se i tre miliardi che il governo ha promesso alla compagnia sono o non sono aiuti di Stato, e se tra la vecchia società poi commissariata e quella nuova c'è discontinuità.
La prospettiva è di lasciare a una bad company tutte le zavorre, a cominciare dai quasi 2 miliardi di prestiti erogati (1,4 di prestito ponte, 100 milioni di interessi e 350 milioni di aiuti Covid). Anche esuberi, nell'ordine dei 5mila, che potrebbero da un lato essere trasferiti con alcune cessioni (handling, manutenzione) oppure trovare qualche compassionevole via statale (Ferrovie?). Nel frattempo Alitalia continua a volare in maniera molto ridotta e in un contesto industriale catastrofico, con un mercato caratterizzato dal crollo della domanda. Il network della compagnia è ai minimi; volano tutti i 106 aerei, ma con rotazioni molto lente, solo per non tenere macchina a prato. Le destinazioni sono prevalentemente Italia, Europa e Mediterraneo, con discreti riempimenti per partenze e arrivi dalle vacanze, ma con un 40% di passeggeri in meno rispetto allo scorso anno.
Peggio va il lungo raggio, nel quale sopravvivono solo due voli: il Roma-New York quotidiano e il Roma-Boston due volte alla settimana. Tokio e Buenos Aires, di cui era programmata la riapertura, sono stati rinviati. La domanda è collata del 95-97%, tanti luoghi sono irraggiungibili.
In questo contesto fonti probabilmente interessate spingono a pensare a un'Alitalia strenuamente contesa tra due pretendenti, l'americana Delta e la tedesca Lufthansa. Non c'è dubbio che, guardando a un futuro di 2-3 anni, la mappa del trasporto aereo risulterà profondamente rinnovata, le cui basi si possano gettare adesso, e che un'Alitalia protetta dai soldi dello Stato può far gola. Ma sia Delta che Lufthansa sono esse stesse in serie difficoltà, e quindi è difficile pensare che un'espansione in Italia sia per entrambe una priorità. Che Alitalia sia destinata a una partnership, è certo. Ma si tratterà di una cosa graduale, a cominciare dall'adesione a una delle due alleanze concorrenti, SkyTeam o Staralliance. Di quote di capitale è prematuro parlare, manca ancora il documento più importante, il piano industriale.
Anche l'idea che Delta sia pronta a cedere ad Alitalia rotte atlantiche sembra piuttosto fuori tempo, visto che sull'Atlantico non c'è più traffico e che dall'alleanza-cartello a quattro (con Air France e Klm) Alitalia è uscita da mesi.
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