"Nordest schiacciato dalle materie prime"

Marinese (Confindustria Venezia): "Costi alle stelle, export e ripresa a rischio"

"Nordest schiacciato dalle materie prime"

Riparte anche il Nordest. Ma come? Tre minacce insidiano la ripresa. Il costo impazzito delle materie prime; quello per trasportarle; e i magazzini, paradossalmente pieni. Un bel problema per un Veneto dove il 43 % della produzione, 155 miliardi, è destinato all'export. «Si esporta - dice il presidente di Confindustria Venezia Vincenzo Marinese - ma anche si importa di tutto. La verità è che non produciamo più materia prima. Dipendiamo troppo dagli altri. Dal punto di vista energetico siamo dipendenti dagli altri Stati». Solo a Marghera si produceva il 50 % della chimica italiana. In Italia avevamo l'Ilva. Ora il ferro e l'acciaio sono cresciuti del 35%, il prezzo del rame è alle stelle. Tra i settori più colpiti l'automotive, il legno, l'agroalimentare.

Se prima, per far uscire una bottiglietta d'acqua dal magazzino si spendevano 40 centesimi, ora l'operazione costa il doppio, e la bottiglietta resterà lì finché non scendono i prezzi. Ed ecco i magazzini pieni. Poi c'è il trasporto: un container pieno di legno da 1.500 euro è arrivato a costarne 8mila. Con tempi di attesa raddoppiati e anche triplicati. Ne sa qualcosa Alberto Bozzato, patron della Pi-Erre di Padova (legno, colle e vernici): per trasportare un container dal porto di Surabaya (Indonesia) a Venezia, l'ultima volta ha speso 2 mila dollari in più. «Il multistrato di betulla per il parquet è aumentato del 25% - dice -. Il materiale non si trova. Non si riescono a evadere gli ordini. La Russia ha alzato i dazi e le segherie in Austria non ti danno più retta».

«Abbiamo i magazzini pieni di merce per un problema logistico e questo rischia fortemente di farci uscire dai nostri mercati - continua Marinese -. Rischiamo di implodere. Anche l'agroalimentare per la parte export ha un grosso problema, ce lo dicono le agenzie marittime. Molte aziende non vendono per i costi di logistica». Il problema sono gli spazi delle quote di stivaggio che andrebbero aumentati. «Gli armatori - spiega - stanno facendo cartello, stanno riducendo lo spazio all'interno delle navi, anziché 50 posti, 30. E così i costi aumentano». Funziona un po' come in albergo. In alta stagione con le camere piene i prezzi salgono. In bassa, il contrario. «In un mercato così globale, dobbiamo riappropriarci della produzione di alcune materie, produrre più energia programmando gli impianti a idrogeno.

E poi la chimica. Iniziare a essere competitivi in Europa e col resto del mondo. Oggi il problema che riscontro negli imprenditori è sentirsi parte estranea del Paese. Il fare impresa in altri Paesi è un valore. Qui no».

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