"Il nucleare pulito? Aziende italiane pronte per partire nel 2030-35"

Il presidente dell'Ain, Minopoli: "Serve una Borsa europea per i prezzi di questa energia"

"Il nucleare pulito? Aziende italiane pronte per partire nel 2030-35"

Mini e micro reattori, nuova tecnologia, nuova ingegneria, economicità e sicurezza. Il nucleare di quarta generazione avanza e il governo Meloni, per voce del ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin riapre il dibattito perché il Paese, travolto da un'emergenza energetica dai costi altissimi, lo riconsideri tra le fonti di approvvigionamento: ''Sono convinto che andremo avanti in ambito energetico con il fronte dell'elettrico, con l'idrogeno e i sintetici, ma nel medio-lungo periodo il mondo deve cercare fonti d'energia più avanzate'', ha detto, aggiungendo che bisogna andare nello specifico e prendere in seria considerazione il nucleare di quarta generazione che dà margini di sicurezza e può essere il futuro del Paese in attesa della fusione.

Di cosa parliamo in concreto e quali società sono coinvolte in questo business? Il nucleare di quarta generazione - spiega al Giornale Umberto Minopoli, presidente dell'Associazione italiana nucleare (Ain) riguarda una generazione di reattori evoluti, sicuri, con una nuova ingegneria che nulla hanno a che vedere con i vecchi reattori e che tendono all'efficienza, all'economicità e alla sicurezza (un sistema di raffreddamento non più ad acqua ma a piombo, a sodio, a elio o a sali fusi).

Oltre a queste nuove centrali si parla anche di Smr: in concreto mini e micro reattori modulari che essendo più piccoli potrebbero per questo essere usati in serie a costi minori. Sono piccoli reattori, tra 300-600 megawatt di potenza (una centrale nucleare tradizionale arriva a 1.600 MW). Ne esistono di vari tipi e con varie tecnologie, ma il tratto comune è che sono piccoli e compatti e riducono la produzione di scorie. Oltre ai mini, ci sono anche i micro reattori (5-50MW) ideali anche per usi non solo elettrici, ma che possono servire per esempio per la produzione di idrogeno. Importanti evoluzioni che però, nel breve termine, non possono essere la svolta per il nostro sistema energetico. In soldoni, oggi l'emergenza bolletta non passa da qui.

I tempi di sviluppo sono a medio e lungo termine (2030-35) e oggi il nucleare non è la soluzione all'emergenza, ma deve essere reintrodotto nel mix energetico nazionale al fianco di altre fonti come l'idroelettrico e le biomasse che, a differenza delle rinnovabili, garantiscono una continuità produttiva, ha detto Minopoli. D'altra parte le competenze non mancano e sono diverse le società italiane già in prima fila che lavorano su progetti che riguardano il nuovo nucleare. Da Ansaldo Nucleare a Eni passando per Fincantieri, De Pretto Industrie fino all'Enea e alle Università.

Il contesto è pronto e ora il nucleare deve tornare socialmente accettabile. Nel breve medio termine qualcosa si sta già muovendo. Minopoli fa riferimento, in particolare, agli accordi che il settore siderurgico, tramite Federacciai, ha preso per entrare nel capitale del gruppo che costruisce la centrale nucleare slovena di Krko: 400 milioni di investimenti in una newco da 1,2 miliardi di capitale per avere, in cambio, energia.

Servono più accordi di questo tipo, alleanze, e proporremo a Bruxelles di dar vita a un sistema energetico nucleare europeo in cui il prezzo dell'energia prodotto dal nucleare sia trattato a parte in un mercato suo. Una sorta di Borsa dei prezzi nucleare che secondo Minopoli porterebbe benefici al sistema energetico europeo permettendo di affermare questa tecnologia in maniera nuova. In Europa, si genera con il nucleare, il 25% dell'energia elettrica del Continente.

L'Italia non può continuare ad essere un'anomalia. Ci aspettiamo che il governo approvi in tempi rapidi una legge che sostenga incentivi e promuova la partecipazione delle imprese italiane ai progetti e ai programmi di sviluppo nucleare.

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