Ho il piacere di conoscere bene Mario Resca, il presidente di Confimprese, manager illuminato, propositivo, poco incline agli slogan, sempre ragionevole nelle sue osservazioni, anche in quelle più preoccupate. Per questo ho letto con molta attenzione quanto ha dichiarato nei giorni scorsi (1/12 Corriere della Sera). La sua è un'analisi che proviene da un osservatorio privilegiato, l'associazione delle imprese del commercio, quelle che misurano sul campo la voce consumi. Anche lui come ho posto in evidenza la scorsa settimana nel «lapillo» coglie nella mancanza di fiducia il freno agli acquisti, la cui voglia non è certo venuta meno. E siccome i consumi interni sono uno dei fattori chiave che alimentano la crescita del Paese il calo, dovuto ad un senso di sfiducia generalizzato, ha contribuito in modo determinante al rallentamento del Pil. Insieme ad un'altra voce decisiva: gli scarsi investimenti in infrastrutture. Un'Italia al palo.
Del resto, se la nostra crescita è al penultimo posto in Europa qualcosa vorrà pur dire. Precediamo solo la Grecia nella deprimente classifica. Resca individua nell'ingombrante burocrazia una della cause principali del nostro impasse. Non a caso io la chiamo da anni «peggiocrazia». Aggiungo che l'esagerata tassazione contribuisce alla «pressione bassa».
Adesso l'esecutivo pensa di introdurre un'imposta unica sugli immobili sommando Imu e Tasi e con la facoltà dei Comuni di rialzare i limiti della tassazione, E, come se non bastasse, è al vaglio la riduzione delle detrazioni fiscali degli interessi passivi sui mutui, con evidente danno per imprese immobiliari e cittadini.
Così diventa impossibile anche solo pensare ad una ripresa economica. Più alzi il limite impositivo delle gabelle, più cittadini e imprese si deprimono. Serve uno choc positivo. Che rassereni. Una burocrazia finalmente amica e il via libera alla flat tax. Ma vera.www.pompeolocatelli.it
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