Ocse, Italia in recessione nel 2019, con il Pil a -0,2%

L'organizzazione ha tagliato la stima e ha declassato il Paese, che resta l'unico tra le grandi economie ad avere il segno meno. In Italia, poi, pesa il rallentamento globale e le difficoltà con l'export, vitale per l'economia

Ocse, Italia in recessione nel 2019, con il Pil a -0,2%

Davanti alle sue previsioni di crescita per il 2019 registra il segno meno. L'Italia è, infatti, l'unica tra le grandi economie dell'area Ocse ad avere questo dato. Come l'Argentina e la Turchia. Dopo la recessione tecnica della seconda parte del 2018, confermata ieri dai dati Istat, con un lieve miglioramento dei numeri sul quarto trimestre, l'Organizzazione con sede a Parigi è la prima a tagliare così tanto la proiezione sul 2019 italiano. L'Ocse, infatti, ha stimato per il Paese un anno da -0,2% di Prodotto interno lordo, dato molto diverso dal +1% previsto dalll'esecutivo giallo-verde a dicembre, che ora dovrà essere revisionato con il Def di aprile.

Eurozona in difficoltà

Il nuovo Interim Economic Outlook dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico non porta segnali positivi per le economie dell'Eurozona. Cala anche la Germania, a cui peggiora la stima per la sua crescita di 0,9 punti rispetto all'ultimo documento Ocse, che risale a novembre 2018. Nel complesso dell'area con la moneta unica, gli economisti francesi rilevano un andamento all'1% quest'anno e all'1,2% il prossimo. L'Italia potrebbe risollevarsi nel 2020, ma con un passo più che dimezzato.

I fattori che rallentano la crescita globale

Concludendo il suo rapporto, l'Ocse scrive che "la crescita economica globale continua a perdere forza" per "l'acuirsi dell'incertezza politica, le persistenti tensioni commerciali e il continuo calo della fiducia delle imprese e dei consumatori". A livello globale, infatti, si prevede ora un +3,3% (dal 3,6% messo in conto a novembre) e un +3,4% per il 2020, con rischi al ribasso che continuano a crescere. "Anche la crescita del commercio, un'arteria chiave nell'economia globale ha subito un forte rallentamento, portandosi al 4% circa nel 2018 dal 5,25% del 2017, con restrizioni commerciali che hanno effetti negativi sulla fiducia e sui piani di investimento in tutto il mondo. In Europa, la crescita del commercio si è arrestata, riflettendo un rallentamento della domanda sia interna che esterna", si legge. I dazi già in vigore dallo scorso anno, poi, sembrano pesare già sul motore economico. Solo il mercato del lavoro, con una leggera crescita dei salari, sta dando segni di tenuta e supporto ai redditi e alle spese delle famiglie.

Il caso Italia

Nella relazione, Ocse avrebbe riconosciuto il prezzo particolarmente alto pagato dall'Italia dal rallentamento della crescita del commercio globale, scesa intorno al 4% nel 2018 contro il 5,25% dell'anno prima. Sia per Roma che Berlino, infatti, l'export è voce fondamentale per il Pil. L'Organizzazione avrebbe anche riconosciuto, però, che in Italia e in Francia il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, un'inflazione inferiore alle attese e le misure per le famiglie a basso reddito "dovrebbero aiutare a supportare la crescita reale dei salari e le spese delle famiglie". Ma ha sottolineato anche come "l'incertezza politica e il ribasso della fiducia dovrebbero pesare ulteriormente sugli investimenti delle imprese e sulle prospettive commerciali".

Cina e Brexit

Poche ore fa, la Cina ha fissato il suo target di crescita in un range tra il 6 e il 6,5%, L'Ocse ha stimato che l'economia cinese crescerà del 6% nel 2019. Se così non fosse, le ripercussioni riguardarebbero tutto il mondo. Altre conseguenze negative potrebbero arrivare anche da un'uscita disordinata della Gran Bretgana dall'Europa.

Rischi di "vulnerabilità finanziarie"

Il documento Ocse ha mostrato anche come, ultimamente, il dialogo con le banche centrali abbia permesso alle condizioni finanziarie di non peggiorare, nonostante il rallentamento economico. Ma il fatto che le istituzioni monetarie rallentino il percorso di normalizzzione delle loro politiche dopo i lunghi anni dei tassi a zero e dei quantitative easing, rappresenta un rischio di possibili maggiori "vulnerabilità finanziarie" in futuro.

Le raccomandazioni dell'Ocse

L'invito dell'organizzazione è quello di "intensificare" il dialogo per evitare che i

dazi commerciali si abbattano sulle economi. Da qui il suggerimento di stimolare ulteriori liberalizzazioni. All'Eurozona è ricordato anche la necessità di politiche coordinate e strutturali per incentivare gli investimenti.

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