
Mfe molla gli ormeggi e lancia l'Opa su ProsiebenSat1, emittente tedesca di cui il gruppo Mediaset detiene già il 29,9%. L'operazione - annunciata con un comunicato al termine del lungo cda di ieri pomeriggio - è la più grande nella storia del Biscione. Oltre a essere la prima dell'era di Pier Silvio Berlusconi, Ad di Mfe, lanciata a meno di due anni dalla scomparsa del Cavaliere.
L'offerta è volontaria e rivolta a tutti i soci, ma non prevede né una soglia minima, né la condizione totalitaria. Il prezzo offerto è il minimo previsto dalla legge, cioè la media ponderata per i volumi degli ultimi tre mesi del titolo Prosieben (lo certificherà BaFin, la Consob tedesca). Secondo stime di analisti sarà intorno ai 5,7 euro per azione: non entusiasmante, visto che il titolo ha chiuso ieri a 6,53 euro, in rialzo dell'1,3%.
Il costo per Mediaset: «Circa il 78% del corrispettivo d'offerta - si legge nella nota - è previsto sia pagato in denaro mentre il restante circa 22% in azioni Mfe A di nuova emissione». Questo significa che, nell'ipotesi (peraltro irrealistica) di adesione di tutti gli attuali soci, l'offerta vale per Mfe circa 936 milioni. Di questi 729 sarebbero da versare cash e 207 in azioni Mfe A di nuova emissione (pari a meno del 9%).
Da ultimo si apprende che Mfe «ha concluso un accordo vincolante con un attuale azionista di Prosieben» che «si è impegnato ad aderire irrevocabilmente all'offerta per una parte» delle sue azioni. Si tratterebbe - da fonti finanziarie - di un investitore istituzionale e di una quota piccola, ma comunque sufficiente a superare il 30 per cento.
Con una tale operazione l'obiettivo di Mfe è quello di crescere (verso il del 35-40%) superando lo scoglio dell'Opa, e ottenere due risultati: un peso nella governance e quindi nella nomina degli amministratori; la possibilità di crescere ancora con acquisti mirati, fino al consolidamento del controllo. In ogni caso Prosiebensat resterà indipendente. Nello stesso tempo il gruppo limita sia l'esborso finanziario, in un momento in cui il titolo è da più parti considerato sopravvalutato (anche per l'attesa di questa Opa); sia la diluizione nel capitale della famiglia Berlusconi, che attraverso Fininvest controlla il 48,6% del totale del capitale di Mfe e il 50% dei diritti di voto in assemblea. Nonché di tutti gli altri soci, a cui si prospetta la creazione del broadcaster leader in Europa.
«Serve un cambio di passo, rafforziamo il nostro ruolo di socio industriale per sostenere e supportare la società». Così il primo commento di Pier Silvio Berlusconi, che spiega il significato strategico dell'operazione-Germania: «Riteniamo che Prosieben abbia bisogno di un azionista solido che possa mettere a disposizione competenze ed esperienza nel settore». L'Opa «è indispensabile per poter concretamente affiancare Prosieben con un approccio costruttivo e creare valore per tutti gli azionisti, prima che sia troppo tardi». Il riferimento è al fatto che Mfe è entrata in Germania già nel 2019, per poi salire fino al 29,9%, ma senza che il management dell'emittente bavarese operasse come avrebbe dovuto, aumentando il debito con acquisizioni non core e chiudendo bilanci in rosso. «Mfe - aggiunge Berlusconi - è uno dei pochi broadcaster in Europa che ha realmente creato valore. Abbiamo seguito una strategia definita: concentrarci sul core business, ovvero la vendita pubblicitaria attraverso un prodotto televisivo nazionale, caldo e moderno, fruibile su tutte le altre piattaforme».
Così è nato «un sistema di comunicazione crossmediale unico» che Mfe vuole ora diffondere a livello internazionale: «Il prossimo passo è lavorare per estendere la stessa strategia alla Spagna e, in prospettiva, anche alla Germania. L'obiettivo è creare un gruppo paneuropeo cross-mediale e crossnazionale che si ponga naturalmente come alternativa ai colossi digitali riuscendo nell'ambizioso traguardo di poter competere e di poter crescere».
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