Si fa duro lo scontro tra Tim e Open Fiber sulla realizzazione della rete in fibra. E sopratutto sulla fusione delle due società che porterebbe alla realizzazione di una unica infrastruttura per le connessioni ad internet ultraveloci. Un passo che alla fine certamente si farà ma che una serie di diversi interessi in campo rende difficile. Tim vuole tenere il controllo della rete mentre il presidente di Of Franco Bassanini è contrario. La società, controllata pariteticamente da Enel e Cdp, si è aggiudicata con ribassi fino al 52% tutte le gare indette dal governo per la realizzazione della rete in fibra anche nelle cosiddette aree bianche, ossia quelle a fallimento di mercato. Il problema è che nonostante i 2,5 miliardi stanziati dallo Stato per il progetto, Of non ha mantenuto le promesse di cablare, entro giugno 2020, 3mila comuni. Fino ad ora quelli cablati sono circa 300. Il risultato è che Infratel, società del ministero dello Sviluppo economico che sovrintende i bandi, ha chiesto alla società guidata da Elisabetta Ripa penali per 1,9 milioni di euro legate ai ritardi nello sviluppo del piano. In una lettera firmata dall'ad di Infratel Marco Bellezza è scritto che «a causa dei ritardi risultano applicabili penali». In realtà poca cosa rispetto all'entità del bando. Open Fiber comunque non ci sta e alle accuse mosse, corroborate anche lunedì sera da un ampio servizio di Report dal titolo «Senza fibra», ha replicato caricando di responsabilità il suo diretto antagonista nonché promesso sposo, Tim.
Of ha parlato di «inadeguatezza dell'infrastruttura fttc (fiber to the cabinet) installata da altri operatori» (ossia Tim). Secondo la società infatti dei 6.753 comuni totali che fanno parte del piano per un totale di 17 milioni di unità immobiliari il 55% sarebbe appannaggio della società di Enel e Cdp, ma per il restante si sarebbe fatta avanti Tim che avrebbe garantito di coprirli entro il 2018. Invece, secondo la tesi di Of, non sarebbe stato fatto nulla ed è per questo che alcuni comuni, come Fino Mornasco nel comasco, citato nel servizio di Report come esempio, avrebbe la metà delle abitazioni raggiunte dalla fibra, e le altre no.
Secondo Open Fiber inoltre «la lunghezza della rete secondaria in rame fttc utilizzata da un altro operatore (vedi Tim, ndr) non è adeguata alle aree meno dense: nel 7% dei casi il servizio non è neppure erogabile e nel 22% è inferiore ai 30 Mb». Insomma accuse pesanti e un pasticcio per il governo che deve assicurare ai cittadini il servizio.
Certo la creazione di una unica cabina di regia, che comprenda anche l'efficente rete Fwa (wireless ma dedicata) impiegata da un piccolo gestore come Eolo e ora riscoperta da Tim e Vodafone, sarebbe assolutamente necessaria. Per evitare doppioni assurdi nella realizzazione della rete a banda ultralarga necessaria per lo sviluppo del paese. Ieri in Borsa Tim ha chiuso in rialzo del +3,1% a 0,35.
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