Tra i tanti effetti collaterali provocati dalle parole con cui ieri Mario Draghi ha annunciato l'ormai prossimo varo del Qe extra large, c'è n'è anche uno mai visto finora: i rendimenti dei Btp biennali sottozero. Comprare un due anni, ora, equivale a portarsi a casa un tasso negativo dello 0,006%. In pratica, è l'acquirente a pagare per prestare denaro. Se finora la politica ultra-accomodante della Bce aveva avuto soprattutto effetto sui Bund tedeschi, ora l'area dei titoli in negativo si va allargando e, soprattutto, colpisce anche scadenze ben più ravvicinate rispetto a un decennale o a un trentennale. Ciò, ovviamente, è un autentico sollievo per le casse di uno Stato fortemente indebitato come l'Italia. Anche perchè i tassi nel freezer vanno in qualche modo a controbilanciare le spinte deflazionistiche, mai positive per i Paesi con un'elevata esposizione.
In realtà, non è solo chi emette a poter beneficiare dei rendimenti sotto lo zero, ma anche quei grandi investitori (o banche) che hanno bisogno di parcheggiare la propria liquidità. Inoltre, se si rivelasse vincente la scommessa di un'inflazione futura ancora più fredda rispetto ai valori attuali, si potrebbe alla fine spuntare un profitto anche dall'acquisto di un Btp privo di rendimento. Per i piccoli risparmiatori, però, il gioco non vale certo l'assunzione dei rischio, a patto che l'acquisto non risponda all'esigenza di avere un portafoglio a prova di crisi.
Semmai, i problemi maggiori
possono riguardare i fondi pensione. Quando arriveranno a scadenza i bond in portafoglio (in genere decennali), avranno il dilemma su quali titoli puntare per garantire la sostenibilità del proprio assetto previdenziale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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