Salta la scissione di Aspi (Autostrade per l'Italia). Nell'assemblea della controllante Atlantia (88%) andata in scena ieri passa la linea della famiglia Benetton e finisce in soffitta il progetto «dual track» (scissione e quotazione) del gruppo. Un esito che spiana la strada all'offerta di Cassa depositi e prestiti ma accende di fatto lo scontro tra i soci. L'assemblea ha registrato la partecipazione del 72,32% del capitale sociale e non ha approvato la proroga, dal 31 marzo al 31 luglio 2021, del termine per avviare il progetto di scissione parziale proporzionale di Atlantia in favore di Autostrade Concessioni e Costruzioni. Quest'ultimo era invece stato approvato lo scorso 15 gennaio all'unanimità. La proposta non ha raggiunto il quorum deliberativo dei due terzi (66,67%) del capitale partecipante previsto dalla legge per le assemblee straordinarie. Il voto favorevole è stato espresso da 1.167 azionisti pari al 51,80% del capitale presente in assemblea. Hanno votato contro due azionisti pari al 48,06%, mentre si sono astenuti 12 azionisti pari allo 0,14% del capitale presente.
È stato, pertanto, determinante il voto contrario di Edizione (la holding della famiglia guidata da Luciano Benetton che attraverso Sintonia ha il 30,25% del capitale) e della Fondazione Crt (4,85%), titolari complessivamente di una quota di poco superiore al 35% della holding. Assieme i due soci hanno pesato per il 48,06% del capitale, pacchetto sufficiente, in assemblea straordinaria, per bocciare l'ordine del giorno.
Del resto, nei giorni scorsi i Benetton avevano fatto sapere di ritenere «più opportuno coltivare l'unica operazione espressa dal mercato». Anche perché, «a testimonianza di quanto siano invalidanti per un processo di vendita di mercato le condizioni imposte dal governo, si osserva che Atlantia non ha ricevuto offerte alternative o manifestazioni di interesse concrete da nessun altro investitore», spiegava una nota. Di qui l'indisponibilità di Edizione e Fondazione Crt a prorogare dal 31 marzo a fine luglio il progetto di scissione.
Tutti gli altri azionisti (tra cui i grandi investitori istituzionali come Gic, Lazard e Tci) hanno votato a favore, a parte 12 astenuti (pari allo 0,14%). Una situazione che, di fatto, alza lo scontro tra i soci in attesa che la proposta di Cdp-fondi per l'88% di Aspi arrivi finalmente sul tavolo del gruppo. L'offerta sarebbe dovuta arrivare da giorni, ma la Cdp di Fabrizio Palermo ha preso tempo per confrontarsi con i fondi Blackstone e Macquarie. L'ipotesi più accreditata è che la proposta sia formalizzata domani dopo il cda di Via Goito
Sul tavolo il nuovo schema d'intesa che parte da una valorizzazione di Aspi di 9,1 miliardi di euro. Una valorizzazione ancora distante da quelle indicate dagli advisor della holding infrastrutturale che hanno individuato per la società un prezzo compreso tra i 10,5 e gli 11,5 miliardi di euro.
Al momento, secondo indiscrezioni, la proposta di Cdp non modificherà al rialzo la valutazione di Aspi, ma potrebbe tenere conto di 1,5 miliardi di potenziali indennizzi legati in buona parte alle cause in corso per il crollo del ponte di Genova.Intanto, ieri la società ha attivato un procedimento correttivo ex post nei confronti dell'ex ad Giovanni Castellucci chiedendo la restituzione delle stock option per i piani di incentivazione dal 2014 in poi.
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