Ora spunta il polo Alitalia-Air Italy

Il ministro De Micheli: "Unire alcuni asset". Ma sono due compagnie semi fallite

Ora spunta il polo Alitalia-Air Italy

Ieri Paola De Micheli, ministro dei Trasporti, ha sorpreso tutti, affermando che verrà valutata l'integrazione di alcuni asset di Air Italy nella newco Alitalia, che sarà varata a giorni. «Valutazione ha detto che spetterà alla nuova società e per la quale il Mit e le Regioni provvederanno a predisporre un approfondimento dell'impatto industriale».

Air Italy, la compagnia ex Aga Khan (51%) e Qatar Airwais (49%), è da febbraio in liquidazione in bonis, in base alla quale cioè tutti i creditori saranno soddisfatti dagli azionisti. La decisione di chiuderla è derivata dal pessimo andamento economico: nel 2019 su 330 milioni di fatturato le perdite sono ammontate al 70%, pari a 230 milioni. Meglio lasciare, si sono detti i soci.

Ma quali asset potrebbero essere scaricati su Alitalia? Difficile dirlo: Air Italy non possiede alcun aereo - la flotta di una dozzina di velivoli è stata riconsegnata ai lessor -, ha un impianto di manutenzione in corso di chiusura, un marchio che, onestamente, non pare avere alcun valore, e non risulta che possieda immobili; se anche ne possedesse, sarebbero al servizio della liquidazione. In pratica, l'unica voce consistente è quella relativa ai dipendenti: in tutto circa 1.500, di cui 1.000 a Malpensa e 500 a Olbia, tutti in cassa integrazione. Difficile considerare di farli transitare in Alitalia, visto che già quest'ultima dovrà liberarsi di qualche migliaio di dipendenti, sui circa 11mila attuali.

Disegni di avvicinamento tra Air Italy e Alitalia, due malati gravi (anzi, uno già morto) sono finora venuti solo da ambienti politici sardi; cosa giustificabile per la pesante pressione sociale. Ebbene?

La dichiarazione del ministro De Micheli getta un'ombra anche sul ruolo del futuro amministratore delegato della nuova Alitalia, che dovrebbe essere nominato a giorni. È chiaro, infatti, che un ad deve rispondere al proprio azionista, e se gli venissero imposte scelte illogiche sotto il profilo professionale, come potrebbe sottrarsi? Difficile, visto che la nomina arriverà a ridosso dell'attuale dibattito. Quindi il neo ad si troverà, stante le ipotesi attuali, a dover organizzare un accrocchio Alitalia-Air Italy tutto politico che il buon senso industriale non può giustificare. Per il ruolo di ad di Alitalia nei giorni si sono fatti alcuni nomi, ma l'unico a resistere è stato quello di Fabio Lazzerini, attuale direttore del business, che si è fatto ossa e curriculum tra Amadeus Italia (sistemi di prenotazione), Emirates (country manager in Italia) e come consigliere Enit, l'ente nazionale per il turismo, settore per il quale il trasporto aereo è fondamentale.

Lazzerini è persona gradita a vari ambienti politici e apprezzata all'interno della compagnia.

Ma è lecito chiedersi: da professionista esperto e competente come potrà assumere decisioni così improbabili piovute dall'alto? Al nuovo ad, ricordiamolo, il governo affida la bellezza di 3 miliardi, che dovranno finanziare la rinascita della compagnia e il suo sviluppo. Se nei soli tre anni di amministrazione straordinaria sono stati bruciati 1,3 miliardi, quali magie conterrà il nuovo piano per invertire una tendenza che dura da vent'anni?

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