Pensioni, al vaglio la formula "Quota 103": come funziona e chi ne ha diritto

Tra le tante riflessioni sulle modifiche al sistema pensionistico c’è anche Quota 103 e un bonus per chi rimane più a lungo al lavoro

Pensioni, al vaglio la formula "Quota 103": come funziona e chi ne ha diritto

Il governo sta riflettendo su diverse opzioni per rivedere il sistema pensionistico. Le idee sul tavolo sono tante e, tra queste, anche la possibilità di premiare gli over 63 che decidono di rimanere nel mondo del lavoro. Quota 103 non è l’unica proposta dell’esecutivo, tutte disegnate con l’intento di disinnescare gradualmente la Legge Fornero.

Il presupposto di fondo è che l’attuale Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi), con circa 10mila richieste, ha avuto poco successo e quindi non ha molto senso continuare a sostenerla.

Quota 103

Appare evidente che Quota 100 e Quota 102 non sopravviveranno alla fine del 2022 e spunta la formula Quota 103, sistema che darebbe accesso alla pensione con 41 anni di contributi a chi ha 62 anni di età. Il vantaggio sarebbe duplice: la misura non dispiace alle forze sindacali e conterrebbe i costi per lo Stato.

Non è una certezza, si tratta di un’idea su cui sta lavorando il ministero dell’Economia e delle finanze, che prevede anche un sistema per incentivare la permanenza nel mondo del lavoro degli over 63 che potrebbero beneficiare di sgravi contributivi.

Repubblica.it ventila anche l’ipotesi che Quota 103 preveda che il contribuente abbia 63 anni di età e 40 anni di contributi, con il bonus circoscritto soltanto ad alcune categorie di lavoratori che scelgono di rimanere al lavoro pure avendo i requisiti per accedere alla pensione.

Resta da chiarire se, adottando Quota 103, il lavoratore continuerebbe ad accumulare contributi una volta raggiunti i requisiti per Quota 102 (41+61) considerando anche che – almeno in linea teorica – chi decidesse di rimanere al lavoro non pagherebbe contributi o ne pagherebbe in misura minore. Di fatto il lavoratore potrebbe andare in pensione più tardi ma senza ricevere assegni più sostanziosi.

Sarà il peso delle diverse variabili sui conti dello Stato a fare da discriminante.

Quota 102 flessibile

Attualmente Quota 102 prevede il pensionamento a 64 anni di età con 38 anni di contributi mentre, nella nuova formula al vaglio del governo, sarebbe possibile uscire dal mondo del lavoro con ognuna delle combinazioni possibili tra 61 anni e 66 anni di età e tra 35 anni e 41 anni di contributi.

I 41 anni di contributi sono tema centrale del dibattito in essere e l’idea del permettere ai lavoratori di andare in pensione raggiunta Quota 41 e a prescindere dall’età non è del tutto tramontata anche se diventa poco attuabile a causa dei costi per lo Stato, circa 5 miliardi di euro l’anno per una platea di circa 200mila persone.

Le altre idee

Opzione Donna e Ape sociale, salvo colpi di scena, dovrebbero essere

confermati per tutto il 2023 e, in attesa di avere un quadro più completo, non va del tutto esclusa la formula per l’uscita dal mondo del lavoro a 62 anni con 35 anni di contributi con un taglio dell’assegno fino all’8%.

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