Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha parlato ieri alla Camera esponendo il Rapporto annuale dell’Istituto. Ha stilato una serie di proposte di riforma del sistema pensionistico. Una su tutte: il sistema contributivo per le uscite anticipate destinato a quei lavoratori che lasciano il posto a 64 anni con 20 di versamenti. Secondo il presidente dell’Inps questo anticipo con calcolo contributivo per chi si trova nel regime misto o retributivo garantirebbe una nuova flessibilità sostenibile con risparmi lordi fino a 19-20 miliardi entro il 2040-2050, una minore spesa che poi andrebbe ad annullarsi con l’estinzione delle pensioni a calcolo misto-retributivo.
Si è discusso del superamento di Quota 100 che andrà in pensione nel 2021. L’idea di Tridico, secondo quanto spiega il Sole 24 Ore, è introdurre un’ulteriore flessibilità opzionale che si potrebbe ottenere con una divisione della rendita pensionistica nelle sue due quote, quella retributiva e quella contributiva. A 62 anni, con 20 di contributi e un importo soglia che non comporti integrazioni. Si potrebbe ottenere un anticipo calcolato soltanto sulla parte contributiva. La parte retributiva, invece, verrebbe riconosciuta a partire dai 67 anni di età.
Ma c’è un problema di fondo che aleggia dietro questa visione. L’applicazione a tutti del sistema di calcolo contributivo genererebbe in molti casi tagli importanti sugli assegni. D’altra parte, ha affermato Tridico, è difficilmente accettabile, sul piano dell’equità intergenerazionale, acconsentire che tale taglio gravi sui giovani che avranno pensioni calcolate con il sistema contributivo puro. Ma le proposte non finiscono qui. Il numero uno dell’Inps propone di rendere strutturali le flessibilità in uscita per i lavoratori impegnati in mansioni usuranti e gravose. E chiede un rafforzamento dell’Ape sociale e del trattamento anticipato per i lavoratori precoci, canali di uscita che dovrebbero essere aperti anche a tutti gli over 60 che hanno perso il lavoro e non riescono a ricollocarsi.
Sì, ma c’è un punto su cui vale la pensa soffermarsi. Quanto si perde con il contributivo? Due importanti proroghe sono previste dal pacchetto pensioni emerso dalla nuova legge di Bilancio. L’Ape sociale, che permette di accedere alla cassa di previdenza alcuni anni prima del previsto, che dovrebbe essere estesa anche ai lavori fragili, categoria non ancora individuata. E Opzione donna. In questo caso verrebbe confermata l’uscita anticipata con ricalcolo contributivo dell’assegno per le lavoratrici che maturano i 58 anni di età con 35 di contributi.
A queste si aggiungono Quota 102 e Quota 41. Quota 102, che entrerebbe in campo dal 2022 (una volta scaduta Quota 100), prevede l’anticipo pensionistico a 64 anni di età e con un’anzianità contributiva di 38 anni. Con l’uscita anticipata dal mondo del lavoro usufruendo di Quota 102, come scrive Qui Finanza, si avrebbe una riduzione dell’assegno mensile di circa il 4% nel caso di un anno di anticipo, ma può arrivare fino al 15% per chi anticiperebbe di 3 anni e 8 mesi.
Atra ipotesi sul tavolo è quella di introdurre Quota 41: permettere il pensionamento con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica e senza ulteriori adeguamenti per l’aumento della speranza di vita. In questo caso il taglio all’assegno mensile sarebbe nell’ordine del 10%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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