Novità per i pensionati. Dal primo agosto circa 28mila persone che avevano lasciato il lavoro prima della soglia dei 62 anni d'età troveranno una sorpresa sull'assegno: l'importo totale infatti crescerà. Il tutto per una correzione apportata alla legge Fornero che in legge di Stabilità potrebbe di fatto introdurre l'"ape", ovvero il prestito pensionistico anticipato. Di fatto il decreto Salva Italia che conteneva le norme della Fornero prevedeva l'eliminazione della pensione di anzianità, inclusa quella raggiungibile anche con i 40 anni di contributi. E così restava un solo modo per potre andare in pensione prima, come prevede in questo momento la riforma: il raggiungimento dei 41 anni di contributi per le donne e i 42 per gli uomini con un taglio, in caso di addio con questi requisiti prima dei 62 anni, dell'1 per cento dell'assegno per ogni anno di uscita anticipata. Così ad esempio a 58 anni la penalizzazione sarebbe stata del 6 per cento, sulla parte retributiva della pensione. Ma le novità in arrivo sono anche su altri fronti. Il governo ha ripreso lo studio della riofrma e soprattutto il dialogo con i sindacati. Tra le ipotesi per un nuovo piano sulle pensioni da varare entro la fine dell'anno c'è l'allargamento della platea che ha diritto alla quattordicesima. "Uno strumento che ha il vantaggio di essere semplice, disegnato su una fascia di persone che ha davvero bisogno di aiuto", ragiona Tommaso Nannicini, economista e sottosegretario di Palazzo Chigi, impegnato nei tavoli con i sindacati su lavoro e pensioni. In questo caso l'estensione arriverebbe ad un milione e mezzo di pensionati che prendono un assegno tra 750 e mille euro, sin qui esclusi dalla quattordicesima (oggi riservata a chi non supera i 10 mila euro lordi annui, da innalzare a 13 mila). Una misura che potrebbe costare 600 milioni. Sul fronte "ape" di fatto invece potrebbe insasprirsi il costo del provvedimento sull'assegno di chi sceglie l'addio in anticipo al lavoro. La flessibilità in uscita costerà cara al singolo pensionato, anche fino a 400 euro al mese (per circa 20 anni) per chi oggi ha stipendi da 2 mila euro lordi.
Così come sottolinea Repubblica,l'esecutivo starebbe valutando l'ipotesi di un sistema di detrazioni, in grado di ridurre la penalizzazione al minimo per chi è "in forti condizioni di bisogno", ovvero un 1 per cento annuo e a scalare mano a mano che il reddito sale. Infine il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti ha annunciato che presto ci sarà un nuovo incontro con i sindacati per discutere ancroa sulla riforma in cantiere.
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