Il 2022 sarà un anno decisamente delicato per quanto riguarda il tema pensioni, anche per il fatto che si attende ancora la definizione di quegli annunciati tavoli di incontro nei quali si dovrebbero determinare eventuali modifiche da apportare alla legge Fornero. Se non si intervenisse in alcun modo, infatti, gli unici modi per uscire dal mondo del lavoro dal prossimo anno resterebbero quelli ancora in vigore dal 2012, vale a dire 67 anni di età per la vecchiaia o 42 anni e 10 mesi di contributi per l'anitcipata (41 anni e 10 mesi per le donne).
Perequazione
Gli assegni pensionistici degli italiani saranno rivalutati con adeguamento al costo della vita. Si parla di un +1,7%, anche se nei primi 3 mesi dell'anno in corso non si andrà oltre un +1,6%, come già previsto ed anticipato dall'Inps. Ciò dovrebbe prevedere, la prossima primavera, il conguaglio della differenza.
Si conclude l'esperienza delle cosiddette "fasce Letta" (salite fino a 7) per ritornare ai tre "scaglioni Prodi", più convenienti per l'Erario dato che non si applicano in modo secco all'intero assegno ma seguono un sistema molto vicino a quello dell'Irpef. Ciò significa, come riportato da Repubblica, rivalutazione al 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo, 2.062 euro, al 90% per quelli compresi tra le 4 e le 5 volte il minimo, quindi tra 2.062 e 2.578 euro ed al 75% per quelli oltre 5 volte il minimo, ovvero sopra i 2.578 euro. L'Inps stima un aumento di 25 euro per le pensioni da 1.500 euro al mese, 34 euro per quelle da 2mila euro, 42 per quelle da 2.500 euro, 48 per quelle da 3mila, 55 per quelle da 3.500 e 61 per quelle da 4mila.
Irpef
A beneficiare del taglio dell'Irpef dovrebbero essere tanto i dipendenti e i lavoratori autonomi quanto i pensionati. Secondo le stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio il 36% del totale stanziato (cioè 2,6 miliardi su 7) riguarderà proprio i pensionati. Bisogna tuttavia tener presente il fatto che, come per i lavoratori, così per i pensionati saranno coloro che incassano assegni medio-alti a risparmiare maggiormente. Il picco è rappresentato dai 697 euro l'anno per le pensioni superiori al 48mila euro.
Quota 102
Finita l'esperienza di Quota 100, l'anno in corso sarà quello della cosiddetta quota 102, che prevede come requisiti 64 anni di età e 38 di contributi. Alla conclusione del 2022, tuttavia, verrà decretata la fine anche di questa formula. Nata col solo scopo di limare lo scalone che si sarebbe venuto a creare dopo il siluramento di Quota 100, Quota 102 avrà come banco di prova il periodo compreso tra i mesi di maggio ed agosto, quando arriveranno le prime uscite dopo l'apertura delle "finestre" di 3 e 6 mesi previste per il raggiungimento dei requisiti da parte dei dipendenti privati e pubblici.
Opzione donna
Anche questa misura, pensata per le lavoratrici dipendenti e autonome che abbiano compiuto rispettivamente 58 o 59 anni di età nel 2021 ed accumulato 35 anni di contributi, dovrebbe cessare il prossimo anno. L'ampiezza delle "finestre" previste (12 mesi per le dipendenti, 18 per le autonome) dovrebbe portare all'uscita delle dirette interessate dal mondo del lavoro tra fine 2022 e inizio 2023. Si ipotizzano circa 17mila richieste.
Ape sociale
Ampliata fino a comprendere 23 categorie di lavori usuranti, tale misura è stata riconfermata per il 2022. Anche se si stimano 21.500 richieste, tale allargamento non dovrebbe essere così determinante (si parla di soli 1.500 lavoratori in più).
Pure dell'eliminazione dei tre mesi tra la fine del sussidio di disoccupazione Naspi e l'inizio di Ape sociale non saranno in troppi a beneficiare (anche in questo caso si stimano 1.500 lavoratori). La diminuzione da 36 a 32 anni di contributi prevista per edili e ceramisti aiuterà solo 300 lavoratori ad uscire a 63 anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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