Pirelli blinda il suo futuro. Fca, ipotesi nozze bis con Gm

Bicocca più forte con ChemChina. Bazoli (Intesa): "I capitali esteri non devono preoccupare". Le tre vie del Lingotto sul nuovo socio

Marco Tronchetti Provera
Marco Tronchetti Provera

Industrie degli pneumatici e dell'auto in manovra: missione compiuta per Marco Tronchetti Provera, numero uno di Pirelli, che in pochi giorni ha chiuso con il colosso cinese ChemChina il riassetto della galassia e l'operazione di rafforzamento della Bicocca; primavera calda, invece, per l'ad di Fiat Chrysler Automobiles, Sergio Marchionne, alla ricerca del terzo socio con il quale creare il gruppo automobilistico leader al mondo e, soprattutto, condividere i pesanti investimenti richiesti dalle politiche ambientali e per lo sviluppo di nuove tecnologie.

E se da una parte, quella di Pirelli, alla definizione degli accordi seguono ora le reazioni del mercato (ieri azioni ancora sopra il prezzo dell'Opa a 15,46 euro nonostante la frenata del titolo: -0,24%) e degli analisti (nessuna contro Opa all'orizzonte, anche se c'è chi vede possibile un rilancio da parte cinese allo scopo di ingolosire i tentennanti Malacalza e procedere così al delisting ).

Dall'altra, sull'asse Torino-Detroit, Marchionne continua a sondare il mercato a caccia del socio ideale con il quale portare il gruppo a nuove nozze. Vero è, a questo proposito, che se una volta nel momento in cui si cercava un partner l'obiettivo era quella di evitare soprattutto accavallamenti tra modelli e anche mercati, ora - come ribadito dallo stesso Marchionne - le priorità riguardano i volumi e la condivisione delle spese per gli ingenti investimenti. In caso contrario, i costi si ripercuoterebbero inevitabilmente sui listini delle automobili a svantaggio dei consumatori. General Motors, gruppo Volkswagen e Toyota, allo stato dell'arte, sembrano essere i tre colossi con cui Fca, viste le sue esigenze, potrebbero meglio condividere il futuro. Nella prima ipotesi, inoltre, essendo l'azionariato di Gm polverizzato, in caso di accordo, Fca diventerebbe l'azionista di riferimento con una quota tra il 10 e il 13 per cento. La precedente esperienza di intesa tra i due gruppi, inoltre, seppur sfortunata, renderebbe più facili le sinergie e le economie di scala soprattutto in Europa. Marchionne, dunque, sarà alla prese con una primavera caldissima visti gli impegni sui vari fronti (socio, quotazione di Ferrari a New York, rilancio del marchio Alfa Romeo). E avendo previsto la possibile uscita da Fca nel 2019, la realizzazione di questi piani rappresenterà il testimone che verrà raccolto dal suo successore.

Intanto, tornando a Pirelli e alla sua svolta cinese, per il presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, «non si devono fare considerazioni di eccessiva preoccupazione per il

fatto che dei capitali esteri vengano per investire nelle aziende italiane. Bisogna che le aziende italiane possano continuare a esistere e soprattutto a crescere. Il grande problema nostro, è quello degli investimenti».

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