Bruxelles e dem gelano Conte: "mannaia" dell'Ue per le tasse

Conte sa che le regole comunitarie sul rapporto deficit/Pil e sul debito sono state solo sospese, non annullate, e che l'esecutivo M5S-Pd si regge su un compromesso "europeista"

Bruxelles e dem gelano Conte: "mannaia" dell'Ue per le tasse

In un'ampia concentrazione di programmi economici incerti, rimodulazione delle tasse, proposte vaghe e generale inadeguatezza il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, finiti gli Stati Generali, era riuscito a infilare una proposta che poteva aver, nel complesso una sua razionalità: il taglio delle aliquote Iva, pensato chiaramente in maniera temporanea e non strutturale, al fine di dare ristoro al ceto medio, abbattere la tassa più regressiva tra quelle presenti nell'ordinamento italiano e seguire la strada già battuta dalla Germania di Angela Merkel, che ha dedicato a una manovra del genere 20 miliardi di euro.

Il problema dell'idea di Conte è che il presidente del Consiglio non ha voluto assumersi la responsabilità di inserire la manovra, come sarebbe stato lecito, nei decreti volti a rilanciare l'economia nazionale e rivelatisi sino ad ora farraginosi e incompleti ma coltivato la speranza di poter sfruttare il Recovery Fund europeo. Sul tema dell'Iva e del Recovery Fund Conte porta avanti un gioco delle tre carte e lo sa bene. In primo luogo, era presente in prima persona al Consiglio Europeo in cui il fondo Next Generation Eu ha preso la sua forma iniziale e ha potuto ben ascoltare (mancando proposte reali italiane) la destinazione dei fondi: "I settori immaginati nei piani della Commissione sono molti, e in testa quello turistico che ha subito i danni maggiori. Poi il commercio, le energie rinnovabili, il sistema industriale, il digitale, le costruzioni, la mobilità anche alternativa, il comparto agricolo e quello sanitario", scrive Il Tempo.

Per un intervento di questo tipo servirebbe una coraggiosa manovra economica, e qui veniamo al secondo punto. Conte sa che le regole comunitarie sul rapporto deficit/Pil e sul debito sono state solo sospese, non annullate, e che l'esecutivo M5S-Pd si regge su un compromesso "europeista" e sull'impossibilità di deludere mandarini e alti papaveri di Bruxelles. Non a caso, uno di questi, nostro connazionale, il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli ha storto il naso di fronte alla prospettiva di un taglio delle tasse: più che focalizzarsi sugli interventi specifici, ha spiegato intervistato da Il Messaggero, bisognerebbe concentrarsi "sull'idea di futuro che abbiamo in mente. Nessuno si tirerà indietro, neppure al Nord, se vi saranno scelte chiare di investimenti per le future generazioni. Noi le stiamo indebitando e dobbiamo restituire loro un mondo più green, una scuola più moderna, l'accesso alla rete per tutti, una sanità a portata di mano, e più lavoro per giovani e donne". Una risposta tutto sommato pilatesca, ma che sa di sostanziale scomunica alla proposta del premier. Niente tagli alle tasse né ora né in futuro, per quanto molto spesso una fiscalità favorevole sia un presupposto fondamentale per tutte le manovre immaginifiche che Sassoli ha in mente, rappresentando le tasse un forte freno agli investimenti delle imprese e all'iniziativa economica dei cittadini.

Infine, si palesa sempre di più la natura strumentale della proposta di Conte, intesa come paravento all'assenza di una reale strategia di politica economica dell'esecutivo, lacuna evidente nel campo della fiscalità, degli investimenti, della politica industriale. Dato che il Recovery Fund finanzierà tramite sovvenzioni o prestiti progetti che gli Stati dovranno indicare in maniera ben precisa e che al governo manca una reale idea di Paese da sviluppare la proposta dell'Iva appare come la mossa con cui cogliere due piccioni con una fava. Da un lato, impiegare i fondi europei per non far cadere la propaganda di un "successo" del governo in Europa; dall'altro, ovviare alla mancanza di coraggio nell'affrontare il tema della riduzione del fardello fiscale dei cittadini. Nella fase attuale di crisi, ha detto l'eurodeputato indipendente, ma vicino ai dem, Massimiliano Smeriglio, "le tasse potrebbero si essere abbassate, ma o in via temporanea (come ha fatto la Germania) o in via strutturale, ma indicando come pagare l'ammanco quando gli aiuti finiranno". La strategia di Conte rischia di essere perdente in partenza: il corollario di questa constatazione è il fatto che per Roma, mancando un piano economico generale, in questa fase storica, abbassare il carico delle tasse sarà un processo difficile. Sassoli non ha del resto torto laddove, nell'intervista, segnala che "l'Italia deve saper spendere dopo aver accuratamente pianificato. In passato non abbiamo brillato nella programmazione restituendo fondi inutilizzati".

Il suo Partito Democratico, del resto, sostiene l'improvvisata compagine giallorossa, che non ha il coraggio di ammettere che, per questioni di censura e supervisione di bilancio, Bruxelles non permetterebbe mai un sensibile taglio delle tasse in regime di fiscalità ordinaria. Tutto questo mentre il peso del fisco sui cittadini italiani si mantiene, giorno dopo giorno, opprimente: il governo è chiamato a smettere di giocare in una fase drammatica per l'economia nazionale.

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