A due settimane dal sostanziale nulla di fatto ottenuto dal vertice tra il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, quello dell'Economia Carlo Padoan e l'omologo francese Bruno Le Maire, mercoledì Italia e Francia tornano a sedersi al tavolo per risolvere l'impasse su Fincantieri-Stx, che si trascina dallo scorso maggio.
L'occasione è il bilaterale tra il premier Paolo Gentiloni e il presidente transalpino Emmanuel Macron in agenda a Lione. La situazione rimane fluida, ma nei palazzi della politica romana si respirava ieri un certo ottimismo sul buon esito delle trattative per assicurare in mani italiane la gestione e il controllo di fatto dei cantieri Saint-Nazaire come già era stato deciso dall'ex governo Hollande lo scorso aprile. E distensivo appare anche il segnale lanciato venerdì da Piazza Affari, dove Fincantieri ha chiuso in progresso del 4,6% oltre quota un euro.
La nuova amministrazione Macron, con una prova muscolare, ha nazionalizzato Stx pur di «fermare» Fincantieri non oltre il 50% del capitale. A meno di improvvisi intoppi, un accordo però sembra ora a portata di mano. Per i dettagli finanziari occorre attendere il bilaterale di mercoledì, ma in cambio dell'assenso al controllo italiano sulle attività di cantieristica civile, Macron otterrebbe garanzie sui due punti cruciali in chiave elettorale: la tutela dell'occupazione e il mantenimento della produzione in Francia. E, soprattutto, sul fronte strategico si vederebbe acettata la proposta di aprire i lavori per allargare l'alleanza al fronte militare: il tandem Le Maire-Macron vorrebbe in particolare coinvolgere Naval Group, la ex Dcns, società controllata per due terzi dallo Stato francese e per il restante 30% dalla multinazionale Thales. Quest'ultima ha già un rapporto consolidato con la Fincantieri di Giuseppe Bono avendo sviluppato insieme i programmi Orizzonte e Fremm. Insomma il peso della Francia in un ipotetico futuro polo della Difesa sarebbe alto, ma anche in questo caso gli equilibri sarebbero da scrivere. Di certo il governo ha un'arma di pressione: il possibile utilizzo del golden power sull'altro fronte aperto con la Francia, la posizione di Vivendi in Tim (-0,13% a 79 cent il titolo venerdì in Borsa): i francesi hanno circa il 23,9% di Tim, ne esprimono il presidente con Arnaud de Puyfontaine e vorrebbero ad Amos Genish, tutti uomini fidati del finanziere bretone Vincent Bolloré.
Dopo il verdetto della Consob, che ha sancito come Vivendi controlli non solo Tim ma anche a cascata le torri Inwit, l'attenzione è puntata su domani.
Quando dovrebbe esprimersi il comitato incaricato di valutare la posizione di Vivendi e se sia sufficiente la notifica che ha depositato il 15 settembre al governo. In caso contrario potrebbero scattare sanzioni o la richiesta di scorporare Sparkle, la società dei cavi considerata strategica per la sicurezza nazionale, e forse anche l'altra controllata Telsy.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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