"Renault ha conti solidi". La provocazione di De Meo

"Niente allarme utili grazie alla nuova gamma. Ma è necessario cooperare con le case cinesi"

"Renault ha conti solidi". La provocazione di De Meo
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Al «Mondial de l'Auto» di Parigi è andato in scena un derby quasi in famiglia, avendo entrambi i protagonisti, l'Eliseo come azionista: da una parte, Luca De Meo (in foto), dall'altra, Carlos Tavares, rispettivamente alla guida di Renault e Stellantis. Altro denominatore comune è che il primo ha militato a lungo in Fiat e il secondo nella Casa della Losanga.

Il derby parigino è indubbiamente andato a De Meo: la sua azienda attraversa un momento positivo, rispetto a Stellantis, nel vortice delle polemiche e in pieno profit warning. La più «piccola» Renault, invece, sembra aver imboccato una strategia più chiara rispetto al gruppo dei 15 marchi, anche se restano tante incognite sul modo in cui l'Ue deciderà di affrontare la transizione green e i rapporti con i big cinesi. «Si avvicina un 2025 che preoccupa», ammette De Meo. «Sui profit warning lanciati da altre aziende non posso commentare ciò che fanno gli altri e quello che accade in casa loro. Dico solo che Renault è solida e abbiamo numerosi prodotti in rampa», affonda il colpo il manager. De Meo, che è anche presidente della Acea, l'Associazione dei costruttori europei di veicoli, su uno dei temi più scottanti del momento, ha una visione opposta rispetto a Tavares, il quale respinge una revisione della normativa sulla riduzione delle emissioni. Tema, questo, che vede tra l'altro impegnato il governo italiano a far sì che la stretta da 15 miliardi di possibili sanzioni sul settore sia riconsiderata. Tavares preferisce peraltro agire in autonomia avendo portato Stellantis fuori da Acea.

«Chiediamo alle autorità puntualizza De Meo - di prendere decisioni, di fissare una direzione precisa. Dobbiamo iniziare il 2025 con una situazione già chiara e pragmatica». Affermazioni che, però, non significa si debba abbandonare l'obiettivo della svolta elettrica. «Renault afferma - è uno degli attori più impegnati sulla transizione, stiamo investendo, correndo dei rischi in modo calcolato. Una cosa è certa: non si tornerà indietro sull'elettrico».

Il suo pensiero sui competitor cinesi, sempre più presenti in Europa, non è belligerante. Anzi, l'ad di Renault tende loro la mano: «Gli europei - la sua ricetta - devono instaurare un dialogo con la Cina e connettersi con il loro ecosistema per trarne il meglio, in uno spirito di cooperazione, un binomio che unisce cooperazione e competizione. Dobbiamo imparare dalle nostre esperienze e imitarle quando sono migliori di noi.

Questo è quello che hanno fatto europei come Fiat o Citroen negli Stati Uniti un secolo fa, quando la Ford ha rivoluzionato l'industria con la catena di montaggio. Questo è quello che hanno fatto più recentemente anche i cinesi con noi».

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