Renzi «piccona» le banche popolari Pronta la riforma

Il premier: «I banchieri sono troppi». Ma il riassetto faciliterà il salvataggio del Monte Paschi. Il nodo Bce

Il governo Renzi prepara un intervento manu militari per riformare il mondo delle banche popolari e fare (forzatamente) accorpare le centinaia di Bcc che punteggiano il territorio nazionale. Nelle «prossime settimane arriverà un provvedimento sul credito», ha detto ieri Renzi aggiungendo in modo tranchant che ci sono troppi istituti e banchieri ma troppo pochi prestiti a famiglie e Pmi.

L'obiettivo esplicito è quindi quello di far ripartire il consolidamento del settore, quello politico sotto traccia di mantenere in mani italiane Monte Paschi e Carige, le due bocciate agli stress test. Il provvedimento, contenuto nell' Investment compact atteso martedì prossimo, dovrebbe infatti imporre nuove regole di governance alle grandi cooperative quotate, a partire da Banco Popolare e Ubi Banca. E quest'ultimo, malgrado le smentite dell'ad Victor Massiah, è il gruppo a cui guardano i palazzi romani per un'eventuale azione di emergenza sul Monte Paschi. In parallelo, Carige potrebbe finire tra le braccia di Bipiemme, che è la coop da cui era partita l'offensiva di Bankitalia. Non sarebbero invece al momento toccate dall'esecutivo le cooperative non quotate. Per contro le Bcc sarebbero forzate a fondersi: alcune realtà del mondo Iccrea sono state commissariate dalla Vigilanza e hanno dimostrato tutta la debolezza dei controlli interni sui prestiti (parti correlate comprese).

La cura Renzi promette comunque di essere molto più drastica e vicina all'idea di Spa rispetto alla autoriforma allo studio di Assopopolari: ieri si repirava un forte disappunto tra alcuni Signori delle mutue.

Veniamo ora a Mps. L'ad Fabrizio Viola e il presidente Alessandro Profumo, reduci da cinque ore di braccio di ferro a Francoforte, hanno riferito al cda il diktat della Bce sulla pulizia di bilancio: si parla di 3 miliardi lordi nel solo quarto trimestre. Il 2014 potrebbe quindi chiudere con una perdita choc stimabile in 2,8-3 miliardi (un miliardo il rosso a settembre).

Il board ha formulato (e rispedito) all'Eurotower le sue repliche, ma con ogni probabilità la Rocca dovrà ubbidire fino in fondo: ha poche chanche il tentativo di fare valere i maggiori utili operativi per ottenere uno sconto da 390 milioni. Da qui i dubbi della Borsa sulla stessa capienza dell'aumento di capitale da 2,5 miliardi: secondo alcuni analisti Mps potrebbe essere corta di un altro miliardo. O comunque le cessioni ipotizzate da Viola, per incamerare 200 milioni, potrebbero essere considerate aggiuntive. L'ultima parola spetta alla Bce, che potrebbe far slittare il decisivo board dei governatori dal 4 al 18 febbraio. La ricapitalizzazione sarebbe quindi a maggio.

«Riformare le popolari, le Bcc e le banche locali, che hanno sempre sostenuto l'economia dei territori, trasformandole in spa è un errore», attacca il leader della Fabi, Lando Maria Sileoni. E ci sarebbero altri esuberi.

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